Descrizione generale

Loc. inglese (abbreviazione di popular art, arte popolare) usata in italiano come sf. Introdotto dagli studiosi L. Flieder e R. Banham e adottato nel 1961 dal critico inglese L. Alloway, il termine indica un movimento artistico di avanguardia nato parallelamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti intorno al 1955, come reazione alla pittura degli espressionisti astratti. Gli artisti della pop art attingono forme e linguaggio dal vastissimo repertorio dei mass-media, cioè dei mezzi di comunicazione e di cultura di massa: televisione, immagini pubblicitarie, fotografie, fumetti, beni di consumo, ecc.; essi si servono dunque di immagini e di oggetti già esistenti che, manipolati e presentati in vario modo, si caricano di una nuova espressività. Scopo del movimento è quello di sottrarre l'operazione artistica al suo carattere di esperienza unica e soggettiva, per riaccostare invece l'arte alla realtà quotidiana. La figurazione del banale e del quotidiano della pop art, mediata dalle diverse esperienze del cubismo, del futurismo, del dadaismo e del surrealismo, ebbe la sua prima definizione in Gran Bretagna attraverso l'attività dell'Independent Group di Londra (1953-58). La prima opera pop inglese, realizzata da Richard Hamilton, figurò alla rassegna "This Is Tomorrow" tenuta a Londra nel 1956. Negli Stati Uniti la pop art scaturì dall'esaurimento delle esperienze astratte, dalle battute finali dell'informale e soprattutto dalle esaltazioni dell'“oggetto consumato” da parte degli artisti del New Dada.

Gli artisti

Capiscuola della pop art americana sono considerati R. Rauschenberg e J. Johns, anche se la loro opera appare differenziata, per molti aspetti, da quella degli artisti attivi nella fase centrale delle esperienze pop, quali C. Oldenburg, A. Warhol, R. Lichtenstein, J. Rosenquist, T. Wesselman, J. Dine (oltre a W. Copley, H. C. Westermann, R. Lindner e L. Rivers). Personalità ed espressioni diverse ebbe la pop art inglese rappresentata da P. Blake, R. Hamilton, R. Smith, D. Hockney, R. B. Kitaj, A. Jones, J. Tilson, G. Laing, P. Caufield, P. Phillips, E. Paolozzi, ecc. La diffusione della pop art in Europa, a partire dal 1963, ha dato luogo a differenti interpretazioni secondo la diversa tradizione culturale. In Italia esperienze pop sono state condotte da G. Bertini, E. Baj, M. Rotella, ai quali seguirono G. Guerreschi e G. Romagnoni(per certi interessi di ricerca sono da considerarsi artisti pop Adami, Devalle, Pistoletto, ecc.). Tra i rappresentanti della pop art francese e tedesca sono rispettivamente Niki de Saint Phalle, Christo, Martial Raysse, P. Klasen e W. Gaul. Esauritasi come corrente artistica specifica, la pop art ha fornito preziose indicazioni a successive esperienze espressive, dall'arte concettuale all'arte povera, dall'iperrealismo alla mec art. A pionieri, protagonisti ed epigoni della pop art la Royal Academy of Arts di Londra ha dedicato nel 1991 una grande rassegna, successivamente presentata anche a Colonia e a Madrid.

Bibliografia

M. Amaya, Pop As Art. A Survey of the New Super Realism, Londra, 1965; J. Rublowsky, K. Heyman, Pop Art, New York, 1965; E. Crispolti, La Pop Art, Milano, 1966; A. Boatto, Pop Art in USA, Milano, 1967; C. Finch, Pop Art. Object and Image, Londra, 1968; J. Russell, S. Gablik, Pop Art Redefined, Londra, 1969; L. R. Lippard, Pop Art, Milano, 1970; M. Calvesi, Le due avanguardie. Dal futurismo alla pop art, Bari, 1991; C. Carriero, Il consumo della pop art. Esibizione dell'oggetto e crisi dell'oggettivazione, Milano, 2003; M. Livingstone, W. Guadagnini (a cura di), Pop art UK: British pop art 1956-1972, Cinisello Balsamo, 2004; A. Boatto, Pop Art, Roma-Bari, 2015; A. Sooke, Pop art. Una storia a colori, Torino, 2016; G. Celant, Pop art & Warhol, Milano, 2016; H. Foster, Pop art: pittura e soggettività nelle prime opere di Hamilton, Lichtenstein, Warhol, Richter e Ruscha, Milano, 2016.

 

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