Lessico

sf. (pl. -ge) [sec. XIII; latino pluvía].

1) Precipitazione atmosferica costituita dalla caduta regolare e continua di piccole gocce d'acqua: pioggia fitta, a catinelle; un rovescio di pioggia; frequente il dim. pioggerèlla, pioggia leggera e uniforme che cade con monotonia. La loc. a pioggia indica per similitudine liquidi che precipitano dall'alto a gocce.

2) Per estensione, quantità di oggetti che cadono dall'alto: una pioggia di pallottole; “una pioggia di fior sopra il suo grembo” (Petrarca); anche fig.: una pioggia d'ingiurie, di sberle.

3) In geologia, pioggia vulcanica, pioggia detta anche di eruzione che si verifica in concomitanza con eruzioni vulcaniche caratterizzate dall'emissione di ceneri in quantità. Possono essere dovute oltre che alla condensazione dei vapori magmatici emessi nel corso dell'eruzione anche alla condensazione dell'umidità contenuta negli strati inferiori dell'atmosfera divenuti soprasaturi in seguito all'azione schermante delle ceneri sulle radiazioni solari, fenomeno favorito dalle particelle stesse di cenere che fungono da nuclei di condensazione per il vapor acqueo. Solitamente in tali piogge si ha mescolanza di acque magmatiche e meteoriche.

Meteorologia

Il diametro delle gocce di pioggia è mediamente di qualche millimetro e può raggiungere il valore massimo di 7 mm; quando le goccioline hanno dimensioni inferiori a 0,5 mm, la precipitazione prende il nome di pioviggine. Le piogge sono classificate in tre tipi principali, in relazione al processo di formazione del sistema nuvoloso da cui hanno origine: piogge cicloniche, associate al passaggio di una depressione ciclonica; sono di questo tipo la maggior parte delle piogge delle aree continentali; piogge convezionali, associate alla formazione di nubi cumuliformi per ascesa di correnti calde e umide; sono di questo tipo le piogge temporalesche estive; piogge orografiche, provocate da catene di montagne che ostacolano il passaggio di aria umida forzandola a salire e determinando così la condensazione del vapor acqueo. Perché la pioggia possa manifestarsi è necessario che le gocce d'acqua presenti nelle nubi raggiungano peso e dimensioni sufficienti per vincere le correnti d'aria ascendenti che le sostengono e per non evaporare completamente durante la discesa. Il diametro delle goccioline delle nubi è compreso tra qualche millesimo e 1 centesimo di mm e il loro peso è dell'ordine del miliardesimo di grammo; occorrono pertanto alcune migliaia di goccioline di nubi per formare la pioviggine e ca. 1 milione per una sola goccia di pioggia. Una volta si riteneva che il processo d'ingrossamento delle gocce avvenisse per semplice unione, o coalescenza, delle goccioline delle nubi. È stato però calcolato e dimostrato che con un simile meccanismo la condensazione e l'ingrossamento sono molto lenti e si può avere solo la formazione di gocce con dimensioni non superiori a qualche centesimo di mm, cioè si può avere solo la pioviggine come in effetti accade quando si verifica la persistenza di nubi stratiformi dense. Attualmente si ritiene che la genesi della pioggia si possa spiegare con due processi diversi, uno caratteristico delle nubi cumuliformi, l'altro delle nubi stratiformi. Nel primo tipo di processo è necessaria la presenza nella nube di un certo numero di grosse gocce, aventi dimensioni dell'ordine del centesimo di mm, formatesi intorno a nuclei di condensazione igroscopici. Queste gocce, spinte in alto dalle correnti ascensionali interne alla nube vengono in collisione con le altre goccioline inglobandole; aumentano così di dimensione fino a raggiungere il peso sufficiente a vincere la corrente. Nella caduta collidono con altre gocce e si ingrossano ulteriormente. Alcune di queste gocce diventano instabili e si dividono in gocce più piccole che rinnovano il processo iniziale. Si verifica pertanto un aumento progressivo di gocce grosse capaci di precipitare dando la pioggia. L'altro processo richiede invece la presenza nelle nubi stratiformi di cristalli di ghiaccio e di un numero elevato di gocce sopraffuse, cioè costituite da acqua a temperatura inferiore a 0 ºC ma non congelata. In queste condizioni i cristalli di ghiaccio tendono ad assorbire le gocce sopraffuse e diventano abbastanza grandi da cadere attraverso la nube. Nella caduta si staccano frammenti di ghiaccio intorno a cui si formano nuovi cristalli: in breve tempo la nube diventa costituita in prevalenza da cristalli di ghiaccio. Questi cadendo danno origine a fiocchi di neve che incontrando strati d'aria superiori a.0 ºC si fondono e giungono al suolo come pioggia. Per la distribuzione delle piogge e i regimi pluviometrici, vedi precipitazione. § Pioggia artificiale, precipitazione indotta dalla dispersione in una formazione nuvolosa di sostanze capaci di fungere da nuclei di condensazione delle goccioline di nube o anche da sorgenti di raffreddamento capaci di provocare la formazione di cristalli di ghiaccio, sempre a partire dal vapor acqueo atmosferico. Le sostanze sperimentate sono la neve carbonica o ghiaccio secco, ossia il biossido di carbonio, lo ioduro d'argento, il cloruro di calcio, sotto forma di granuli, e l'aria liquida. Normalmente la dispersione di tali sostanze avviene per mezzo di aerei appositamente attrezzati. I risultati ottenuti sono, però, piuttosto incerti.

Ecologia: effetti ambientali

Una delle principali conseguenze dell'inquinamento atmosferico globale è rappresentata dalla formazione di piogge acide. Esse raccolgono le emissioni di ossidi di zolfo e di ossidi di azoto conseguenti all'impiego di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) da parte dell'uomo. Questi composti chimici sono presenti anche in natura, e sono il prodotto della decomposizione della materia organica nelle zone umide, della combustione spontanea della vegetazione e delle eruzioni vulcaniche. Il flusso degli ossidi di zolfo e di azoto provenienti, altresì, dalle attività umane risulta essere fino a dieci volte maggiore dei valori naturali determinando profonde alterazioni all'ambiente. Gli ossidi di zolfo e di azoto, una volta emessi in atmosfera tendono a trasformarsi rispettivamente in acido solforico e nitrico e vengono poi trascinati al suolo con la pioggia. Prima della rivoluzione industriale le acque piovane erano quasi neutre (avevano valori di pH compreso tra 6 e 7,6). A partire dagli anni Cinquanta del sec. XX sono state rilevate, specie in aree industrializzate (Europa settentrionale, Stati Uniti nord-orientali), precipitazioni con valori di pH molto bassi e oscillanti tra 5 e 2. Questo fenomeno interessa tutto l'emisfero settentrionale del pianeta, in quanto le piogge acide spesso si verificano anche lontano dalle zone nelle quali l'inquinamento ha origine. Si tratta, infatti, di una forma di inquinamento transfrontaliero derivante dal trasporto delle masse d'aria contaminata dalle zone di produzione verso quelle di ricaduta, favorito dal fatto che negli anni Sessanta e Settanta, per ovviare ai fenomeni di inquinamento locale derivante dalle ciminiere degli impianti alimentati a combustibili fossili, sono stati realizzati camini sempre più alti (fino a 300 m) per disperdere più lontano le sostanze inquinanti. In tal modo però queste sono state immesse negli strati ove ha luogo la circolazione atmosferica a grande raggio trasformando un serio problema di inquinamento locale in un inquinamento generalizzato dell'atmosfera terrestre. Per tali motivi fin dal 1981 è stato stipulato un accordo internazionale che prevede la progressiva riduzione delle emissioni di ossidi di zolfo e di azoto. La ricaduta delle piogge acide ha provocato l'acidificazione di molti ecosistemi di acqua dolce, specie in presenza di substrati geologici non in grado di neutralizzare tali effetti. Studi dettagliati condotti in Scandinavia hanno dimostrato che in alcuni laghi il pH, rimasto stabile (6-7) negli ultimi 12.000 anni, tra il 1950 e il 1979 è sceso da 6 a 4,5. In conseguenza, ca. il 20% dei laghi scandinavi è ormai privo di ogni forma animale, mentre la cresciuta lisciviazione del suolo di vari elementi minerali ne determina livelli così elevati nelle catene alimentari dell'uomo da rappresentare un potenziale rischio sanitario per la popolazione. Le piogge acide hanno anche effetti dannosi sulle piante superiori, sulle Conifere e sugli alberi a foglie caduche. I fenomeni di degradazione forestale nei Paesi sviluppati hanno assunto dimensioni molto ampie (Germania, Cecoslovacchia, Polonia, Scandinavia, Francia, Italia, Stati Uniti, Canada). Non trascurabili gli effetti che le piogge acide hanno sui manufatti (materiali da costruzione e metalli) producendo un loro veloce degrado, in particolare sul patrimonio artistico per il quale non sono ancora disponibili rimedi adeguati. Per ovviare a questi problemi la soluzione migliore è costituita dalla drastica riduzione dell'emissione delle sostanze che danno luogo alle piogge acide. Sono state sviluppate varie tecnologie per eliminare gli ossidi di zolfo e di azoto dai combustibili (desolforazioneo durante il processo di combustione, sia nei grandi impianti (centrali elettriche) che in sistemi più piccoli (marmitta catalitica). La loro adozione viene incentivata nei principali Paesi sviluppati che sono i maggiori produttori di piogge acide.

Religioni ed etnologia

La pioggia entra come componente essenziale nei cicli economico-culturali, perché da essa dipende l'abbondanza o meno dei frutti della terra. È quindi pacifico che si trova connessa ai fatti mitico-religiosi e alla magia delle varie culture: presso i popoli cacciatori-raccoglitori per il rinnovamento della vegetazione spontanea (di cui raccoglieranno i frutti) e per l'incremento delle fonti d'acqua potabile; presso i coltivatori, che attendono dalla pioggia il necessario incremento ai semi gettati nel terreno; per gli allevatori e i pastori, perché dalla pioggia aspettano la crescita dell'erba nei pascoli e il rifarsi dei depositi d'acqua. Altro importante elemento è la costanza periodica delle piogge stagionali, alla quale è legata la sicurezza economica del gruppo. Varia e vasta è su questo argomento la tematica mitologica: la pioggia è inviata da un dio o dal mondo divino e a essi l'uomo si rivolge con la preghiera, con l'offerta di primizie o di sacrifici; oppure, come in Australia, la pioggia è connessa a primordiali realtà totemiche, che l'uomo sollecita, rinnovando il legame con questo mondo lontano, per riacquistare il suo dominio sulla pioggia; ancora in Australia fra i raccoglitori-cacciatori il Signore della pioggia si presenta come Serpente-Arcobaleno, autore originario dei corsi d'acqua o talvolta addirittura come Essere Supremo, perché queste popolazioni vivono completamente alla mercé della pioggia e l'ansiosa preoccupazione di ottenerla li ha spinti a creare una religione stagionale con riti pluviali. Presso i pastori-allevatori prendono invece rilievo i fenomeni degli uragani, delle tempeste, del fulmine: Zeus, Giove (Pluvio o Tonante), Dunar e Indra, alle caratteristiche di dei del Cielo abbinano anche quella di potenze pluviali; presso i popoli coltivatori invece si sviluppa maggiormente la magia del “facitore di piogge”, che attraverso un rito provoca la pioggia, considerata una potenza a sé. Quando il gruppo è legato al mondo mitico in termini religiosi, i riti si esplicano nella maggioranza dei casi come richiesta di un bene, di cui gli dei possono disporre (per esempio i Wapokomo del lago Tana, in Abissinia; i Bambara, i Dinka, ecc.). Nello stesso cristianesimo la liturgia riconosce la forza implorante delle processioni ad pluviam petendam o ad repellendam tempestatem. Nella magia pluviale il rain-making (produzione di pioggia) ha la funzione di liberare da uno stato di crisi per l'incertezza di successo del ciclo produttivo. Esempi si hanno in Africa fra i Niel-Dinka, i Bor, i Lango; in Oceania fra le tribù dell'Australia centrale e quelle delle isole dello stretto di Torres. In particolare nelle regioni calde e aride dell'Africa, molte tribù credono che un rituale magico appropriato porti la pioggia. Un cattivo raccolto dovuto alla siccità può significare morte per la popolazione. L'intera tribù è coinvolta nelle cerimonie per invocare la pioggia. Si danza, si canta, si prega, mentre lo stregone si rivolge al dio della pioggia La mitologia africana è ricca di episodi legati al tema della siccità e delle inondazioni in cui la pioggia ha il potere salvifico di ristabilire l'equilibrio in una società e risollevare la sorte di un popolo. Numerosissime le usanze connesse alla pioggia nel folclore europeo: l'aspersione del terreno con gocce d'acqua, il getto in aria di batuffoli di bambagia o di piume a simboleggiare le nuvole, danze mimate, bimbe vestite con foglie e fiori, ecc.

Bibliografia

B. J. Mason, Clouds, Rain and Rainmaking, New York, 1962; L. J. Battan, Le nubi, Bologna, 1964; O. G. Sutton, La nuova meteorologia, Milano, 1970; A. Bartolini, Effetto serra, distruzione della fascia di ozono, piogge acide, Pistoia, 1991; D. Walch, E. Neukamp, Che tempo fa, Milano, 1991.

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