politetrafluoretilène

sm. [poli-+tetrafluoretilene]. Polimero ottenuto dal tetrafluoretilene in sospensione. La reazione di polimerizzazione si effettua in un'autoclave agitata in mezzo acquoso in presenza di iniziatori di catena, tipo perossidi, a temperature comprese tra 55 e 70 ºC e sotto pressione di 3-15 atmosfere: l'acqua, come mezzo disperdente, è necessaria per smaltire l'alto calore di reazione e mantenere quindi il controllo della temperatura del sistema. Il peso molecolare si stima essere 500.000 dato che un valore sperimentale non è ottenibile in quanto il politetrafluoretilene è insolubile in ogni solvente conosciuto. La sua densità è 2,2-2,3, il carico di rottura 300-500 kg/cm², la temperatura di distorsione 130 ºC, l'assorbimento d'acqua nullo, il coefficiente d'attrito è simile a quello del ghiaccio, la temperatura di fusione è di 327 ºC alla quale però si presenta con una viscosità così elevata da non poter essere lavorato per estrusione o stampaggio con le tecniche tradizionali. A 400 ºC si decompone liberando gas velenosi. Data la struttura chimica, costituita dai 4 atomi di fluoro contornanti l'atomo di carbonio centrale, presenta una straordinaria resistenza chimica a ogni solvente organico, all'acqua ragia, all'acido nitrico bollente, alla soda caustica ad alta temperatura; solo i metalli alcalini fusi riescono ad aggredirlo. Presenta inoltre bassa costante dielettrica e basso fattore di perdita oltre a stabilità termica notevole. In commercio è posto sotto forma di semilavorati, lastre o tondi (ottenuti per compressione a caldo del polimero in polvere), di film (ottenuti per sfogliatura al tornio di tondi), di emulsioni acquose, di polvere di differente granulometria. Partendo dalle polveri il produttore di manufatti deve ricorrere a un ciclo particolare di lavorazione: caricamento dello stampo con la polvere, sua preformatura con compressione a freddo sino a 700 atmosfere, sinterizzazione per riscaldamento sopra il punto di fusione dove il prodotto gelifica, raffreddamento controllato per impartire la cristallinità desiderata al manufatto. Dai semilavorati si ricavano i pezzi finiti per fresatura e tornitura. Seppur di costo estremamente elevato, il polimero è molto impiegato nell'industria chimica per rivestimenti, valvolame, tubi di piccolo diametro, guarnizioni, pompe, diaframmi, agitatori dove le condizioni chimiche e di temperatura non permettono l'applicazione dei metalli usuali; nell'industria elettronica trova impiego per isolamento elettrico specie nelle applicazioni a temperature elevate; nell'industria missilistica si usa come scudo termico dei satelliti artificiali e delle navicelle spaziali.

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora