postcombustióne

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sf. [post-+combustione].

1) In aeronautica, tecnica per incrementare la spinta fornita da un turboreattore. Si basa sull'aumento della velocità di eiezione dei gas di scarico ottenuto aumentandone la temperatura mediante l'iniezione di combustibile, immesso da idonei bruciatori (postbruciatori) nel condotto di scarico, a valle della turbina. Utilizzata praticamente sulla totalità dei velivoli supersonici, la postcombustione deve il proprio successo all'estrema semplicità del principio e al peso ridotto dei postbruciatori, che rendono accettabili i cospicui incrementi di consumo del carburante. A titolo indicativo, per incrementare di ca. il 60% la spinta erogata da un turboreattore munito di postbruciatore, il consumo specifico del medesimo sale infatti del 140%. È infine da segnalarsi che i turboreattori muniti di postbruciatore sono quasi invariabilmente dotati di ugello propulsivo a geometria variabile.

2) In motoristica, sistema adottato nelle autovetture per completare l'ossidazione delle parti di carburante incombuste o parzialmente combuste presenti nei gas di scarico del motore. Per l'innesco della reazione occorre generalmente iniettare aria nel collettore di scarico (postalimentazione) mediante una pompa trascinata dal motore. La miscela di gas di scarico e aria viene portata alla temperatura di postcombustione in una grossa camera a deflusso vorticoso, chiamata reattore termico, o in collettori di forma opportuna, eventualmente coibentati, che presentano una zona di surriscaldamento cinetico. La postcombustione può avvenire anche a temperature più basse in presenza di catalizzatori generalmente a base di platino, che vengono collocati in apposite camere dette reattori catalitici.

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