ritornèllo

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sm. [sec. XVI; da ritornare].

1) In un componimento poetico, verso o gruppo di versi (distico, strofa) che viene ripetuto invariato con funzione di segnare periodi ritmici di lunghezza abbastanza uniforme. Se ne trovano esempi nelle letterature greca e latina, nella letteratura provenzale, nelle canzoni e ballate del Quattrocento (celebri, I'mi trovai, fanciulle, un bel mattino / di mezzo maggio in un verde giardino del Poliziano o Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia del Magnifico) e in molte forme di poesia popolare.

2) Fig., frequente e monotona ripetizione delle stesse parole o frasi: un continuo ritornello di lamentele.

3) In una composizione musicale, parte ripetuta una o più volte, secondo il contesto in cui si trova. Per esempio, nelle forme strofiche, il ritornello, quando compare, è un episodio fisso ripetuto alla fine di ciascuna strofa; nell'opera, nell'oratorio e nelle cantate dei sec. XVII-XVIII può essere un brano affidato al coro, in alternativa con il canto solistico; nel rondò è l'elemento caratterizzante, essendo propria di questa forma una ricorrente ripetizione dello stesso periodo. Ritornello è anche il simbolo grafico

che stabilisce, sul pentagramma, l'inizio e la fine dei brani ripetuti. Nella canzone americana, nella musica leggera e nel jazz, il termine ritornello (inglese chorus) indica, come nella musica colta europea, la sezione che segue la strofa e vi si alterna. Spesso però (con uso improprio) indica anche la sola sezione A all'interno di un ritornello di 32 misure di forma AABA.

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