rivoluzione arancione

Termine che indica la protesta scoppiata in Ucraina nel 2004 dopo le elezioni presidenziali. Fa parte del più ampio fenomeno delle rivoluzioni colorate, simili e correlate, scoppiate nei Paesi di influenza sovietica a partire dal 2000. In Ucraina si scontrarono due candidati: Viktor Yanukovyč, il primo ministro uscente e leader del Partito delle Regioni, e Viktor Juščenko, governatore della Banca Nazionale dal 1993 al 1999, primo ministro fra il 1999 e il 2001, leader di Nostra Ucraina e sostenuto dalle potenze occidentali. Duramente osteggiato dalla leader dell’opposizione Julija Tymošenko che mirava a porre fine alla monopolizzazione del potere politico ed economico da parte dell’oligarchia sovietica, Yanukovyč era il candidato delle autorità, vertice del sistema che governava l’Ucraina sin dal 1991. Nonostante l’iniziale vantaggio, il partito di Yanukovyč dovette ricorrere a brogli elettorali tanto nel primo quanto nel secondo turno per assicurare la vittoria al proprio candidato. Il team di Juščenko denunciò immediatamente la frode e invitò i suoi sostenitori a scendere in piazza il giorno immediatamente successivo alla proclamazione della vittoria di Yanukovyč. Imprevedibilmente scese in piazza un numero di cittadini ben superiore alle attese: il 27 novembre 2004 mezzo milione di ucraini protestava a Kiev contro l’elezione di Yanukovyč. A sostegno delle proteste intervenne immediatamente l’Unione Europea con l’invio del presidente polacco Aleksander Kwaśniewski e Javier Solana, alto rappresentante della politica estera dell'UE. Grazie anche all’appoggio della comunità internazionale, le proposte di accordo di Yanukovyč furono considerate irricevibili e si procedette a un terzo turno elettorale che, nonostante un ridotto ma ancora presente tentativo di brogli, vide la vittoria di Juščenko con il 52% delle preferenze. Il nome di "rivoluzione arancione" deriva dal colore scelto dai sostenitori di Juščenko che nella loro pacifica protesta brandivano sciarpe e bandiere di quel colore; essa fu un movimento civico ma anche una ribellione nazionalistico-democratica. Secondo alcuni osservatori infatti l’altissima adesione dei cittadini deve essere letta come la volontà di riaffermare l’indipendenza ucraina dalla Russia. Oggi larga parte delle promesse della rivoluzione arancione, la cui coalizione andò presto in crisi, appaiono non mantenute e la crisi politica e istituzionale che seguì hanno condotto alla drammatica e violenta rivoluzione del 2014, con l'annessa crisi della Crimea.

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