scàndalo

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(popolare scàndolo), sm. [sec. XIII; dal latino ecclesiastico scandălum, dal greco skándalon, propr., inciampo, insidia].

1) Nel linguaggio biblico, tutto ciò che è di inciampo al fedele nel cammino della salvezza. § Nella teologia morale cattolica: scandalo diretto, ciò che volutamente induce altri in peccato tramite parole o azioni; scandalo indiretto, l'azione che, anche se compiuta inavvertitamente, è causa di peccato altrui; scandalofarisaico, l'atteggiamento passivo di chi assume da altri, per propria malizia, causa di peccato. Per coloro che danno scandalo la disciplina ecclesiastica prevede una serie di sanzioni che vanno dalla proibizione di accedere a privilegi ecclesiastici, alla scomunica e alla privazione della sepoltura religiosa.

2) Turbamento, sconvolgimento dell'altrui coscienza, provocato da parola o da gesto non conforme alla morale e tale da istigare al male: dare scandalo; essere motivo di scandalo; la pietra dello scandalo, la causa vera del male, il cattivo esempio (propr., la “pietra dell'inciampo” cui allude la I Epistola di San Pietro).

3) Ciò che provoca il turbamento, che va contro la coscienza, la morale: quel film è un vero scandalo; l'autorità non dovrebbe permettere un simile scandalo.

4) Per estensione, fatto, episodio che contrasta con le comuni norme giuridiche e sociali, suscitando la reazione e la curiosità dell'opinione pubblica, specialmente in quanto investe la responsabilità di personaggi altolocati: tutti i giornali hanno denunciato lo scandalo; quindi anche pubblicità indesiderata, clamore su vicende spiacevoli: se non si provvede, scoppierà uno scandalo; soffocare uno scandalo, metterlo a tacere.

5) Ant., discordia.

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