scotòma

sm. (pl. -i) [sec. XVIII; dal greco skótōma, diminuzione della vista, capogiro, da skótos, oscurità]. Difetto lacunare del campo visivo causato da lesioni delle vie ottiche, della retina e dei centri visivi corticali. Vengono distinti, secondo la loro natura, in scotomi positivi, che si proiettano come macchie scure sopra gli oggetti fissati, e negativi, caratterizzati dall'assenza della visione in corrispondenza della loro proiezione nello spazio. In rapporto alla loro entità, si parla di scotomi assoluti quando ogni percezione visiva è perduta, e di scotomi relativi se la percezione è perduta solo per i colori (o per alcuni colori), mentre il bianco è percepito. Per quanto riguarda la sede si distinguono: scotomi centrali, situati esattamente nel punto di fissazione, dal quale i loro limiti periferici risultano più o meno distanti (si riscontrano, assoluti o relativi, nelle nevriti retrobulbari, circoscritte al fascio maculare); scotomi paracentrali, con sede nella zona centrale del campo visivo, ma senza raggiungere il punto di fissazione; scotomi pericentrali, di solito a forma anulare, o semianulare, che circonda la regione centrale a una distanza più o meno ravvicinata; scotomi periferici, con gli aspetti più diversi, unici o multipli, riuniti in una determinata zona del campo visivo oppure disseminati, piccoli o ampi. In particolare, lo scotoma scintillante, sintomo prodromico dell'emicrania oftalmica o del glaucoma, della durata di alcuni minuti, consiste nella comparsa nel campo visivo di una particolare sensazione luminosa che assume quasi sempre l'aspetto di un arco di cerchio fiammeggiante, formato dalla connessione di varie linee spezzate.

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