Fisiologia

sf. [sec. XVII; dal latino medievale retina, propr., dim. di rete, rete, con riferimento all'intreccio dei vasi sanguigni]. La terza tunica dell'occhio, di natura nervosa, che si estende dal nervo ottico, di cui rappresenta l'espansione terminale, all'orificio pupillare. Presenta una porzione posteriore coroidea, o retina propriamente detta, una media ciliare, una anteriore iridea. Mentre le porzioni anteriore e media sono costituite soltanto da uno strato epiteliale e non contengono fotorecettori, la parte posteriore, la principale, è un complesso organo nervoso che contiene i fotorecettori. La retina propriamente detta appare come una membranella sottile di circa 100 μm di spessore medio, facilmente lacerabile e trasparente; all'esame istologico risulta costituita essenzialmente da due foglietti fondamentali: uno esterno monostratificato e pigmentato, uno interno pluristratificato, che forma lo strato nervoso della retina. In quest'ultimo si distinguono 9 strati disposti in piani concentrici: strato dei coni e bastoncelli (così detti per la caratteristica forma delle cellule nervose); membrana limitante esterna; strato dei granuli esterno; strato plessiforme esterno; strato dei granuli interno; strato plessiforme interno; strato delle cellule nervose multipolari; strato delle fibre nervose; membrana limitante interna. La retina è provvista di un'abbondante irrorazione interna. Il sangue arterioso proviene quasi completamente attraverso l'arteria centrale (ramo dell'arteria oftalmica) che, a livello della papilla ottica, si suddivide nei suoi rami. Le vene seguono il percorso delle arterie solo nei tronchi principali e sboccano nella vena centrale a livello della papilla. La retina è sprovvista di vasi linfatici propriamente detti.

Patologia

La patologia della retina è vasta, complessa e molto spesso in rapporto con malattie di carattere generale; inoltre non sempre è possibile una diagnosi tempestiva per la mancanza di disturbi soggettivi. La classificazione delle malattie della retina viene fatta seguendo un criterio eziopatogenetico. Un primo gruppo comprende le alterazioni circolatorie: le emorragie possono essere determinate da traumi, da brusco abbassamento della pressione endoculare, da aumento della pressione ambientale (malattia dei cassoni), da intossicazioni, da malattie sistemiche quali l'arteriosclerosi, la lue, la tubercolosi, l'anemia perniciosa, ecc. L'embolia dell'arteria centrale della retina si riscontra nei malati con difetticardiaci. Un'altra retinopatia vascolare è l'occlusione (o trombosi) della vena retinica centrale, che è di frequente reperto nell'arteriosclerosi, nel diabete, nella nefrite cronica, nel glaucoma, nell'ipertensione, nell'aumento della viscosità del sangue che ha sede elettiva nella zona pupillare. Il diabete mellito può causare gravi alterazioni della retina (retinopatia diabetica). Un secondo gruppo è costituito dalle retiniti, processi flogistici della retina con eventuale partecipazione della coroide. La degenerazione maculare senile è un'importante causa di perdita della vista nell'anziano. Essa si distingue in una forma “secca” e in una forma “umida”, quest'ultima caratterizzata dalla formazione di una rete sottoretinica di nuovi vasi sanguigni che può essere trattata con una terapia fotocoagulativa laser. Un altro gruppo comprende il distacco della retina: esso è secondario quando si instaura in seguito a tumori coroidei, a traumi, a presenza di corpi estranei o di parassiti all'interno del bulbo oculare, a raccolte subretiniche di sangue o di essudati, che staccano la retina dalla coroide; primario, o idiopatico, quando insorge senza causa apparente, specie nei soggetti miopi. Il distacco avviene fra lo strato dei coni e bastoncelli e quello dell'epitelio pigmentato, che rimane sempre aderente alla coroide; la retina distaccata va incontro alla distruzione dei suoi elementi nervosi che vengono sostituiti da nevroglia con la formazione di gliomi. I punti di rottura della retina possono essere obliterati con il laser, la diatermia, la crioterapia o la chirurgia. Fra i tumori della retina i gliomi sono i più frequenti e hanno caratteri di malignità e di aggressività elevate; rari gli angiomi e i sarcomi. La retina può presentare degenerazione cistoide, ma può anche contenere vere formazioni cistiche, specie nei distacchi retinici. Un ultimo gruppo di alterazioni è costituito dagli effetti dei traumi sulla retina: la commotio retinae, riscontrabile in seguito a contusione del bulbo, si manifesta con intorbidamento labile della retina, dovuto alla formazione di un trasudato; le lesioni della macula (chiazze nerastre, rosse, punteggiature brillanti, ecc.) derivano da piccole lacerazioni della retina e della coroide, da emorragie, da formazioni cistoidi, da atrofia del tessuto retinico, ecc.; permanenti lesioni della macula si osservano infine in seguito all'azione traumatica di luce troppo intensa, di raggi röntgen o ultravioletti (fototraumatismo). I sintomi clinici delle malattie della retina sono quanto mai vari e numerosi: fotofobia, fotopsie, ambliopie, amaurosi, restringimento del campo visivo, emianopsia, scotomi, disturbi del senso cromatico, deformazione o moltiplicazione delle immagini, ecc. La diagnosi richiede sempre l'intervento dello specialista e l'impiego di adeguate attrezzature strumentali.

Bibliografia

G. Renard, C. Lemasson, M. Saraux, Anatomie de l'œil et des annexes, Parigi, 1965; A. Urrets-Zavalia, Le décollement de la rétine, Parigi, 1968; Y. Pouliquen, Atlas d'histologie e d'ultrastructure du globe oculaire, Parigi, 1969; C. F. Bell, J. W. Stenstrom, Atlante della retina periferica, Roma, 1984.

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