stàbile

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agg. [sec. XIII; dal latino stabílis, da stare, stare ritto, fisso].

1) Che ha basi salde, fermo, fisso: costruzione, ponte stabile; cercare un appiglio stabile. Per estensione: bene stabile, lo stesso che immobile; anche come sm. specialmente nel senso di edificio, fabbricato: abita in uno stabile di via Garibaldi.

2) Fig., tendente o destinato a durare; quindi, permanente, costante, non soggetto a variazioni: tinte stabili, che non sbiadiscono, tenaci; propositi stabili, saldi, fermi; pace stabile, duratura; dimora stabile, continua; lavoro stabile, fisso, non provvisorio; temperatura stabile, stazionaria, invariabile; in pianta stabile, vedi pianta; teatri stabili., organismi teatrali con sede fissa e in prevalenza a gestione pubblica; per ellissi, anche come sm. o f.: lo stabile di Torino; la (compagnia) stabile di Bolzano.

3) In varie accezioni tecniche, che si trova in condizioni di stabilità: nave stabile; temperatura stabile. ecc. In economia, sistema stabile., quello in cui gli aggregati di fondo e di flusso che lo costituiscono, pur aumentando tendenzialmente nel corso del tempo, non sono soggetti o lo sono solo minimamente a fluttuazioni di natura ciclica; equilibrio stabile, sia in economia sia in meccanica, v. equilibrio; nucleo stabile, in fisica nucleare, v. nucleo. In demografia, popolazione stabile., modello teorico relativo all'incremento naturale di una popolazione. §§La storia dei teatri stabili risale indietro nei secoli: in questo senso esemplare è la Comédie-Française, fondata al tempo di Luigi XIV. Particolarmente viva è la tradizione dei teatri stabili in tutta l'area mitteleuropea. Si pensi alla Germania dove ne esiste uno anche in centri di limitata importanza. Memorabili, per l'evoluzione dello spettacolo, sono stati in vari Paesi teatri stabili creati, tra Ottocento e Novecento, per iniziativa coraggiosa di singole personalità. In Italia, i tentativi in questa direzione ebbero scarsa fortuna, mentre non hanno mai trovato sbocco concreto i progetti relativi a un teatro nazionale. La svolta decisiva si ebbe nel 1947, con la creazione del Piccolo Teatro della Città di Milano, dovuta a P. Grassi e G. Strehler. L'esempio, più o meno felicemente imitato in diverse altre città, si qualificò come alternativa culturale all'attività speculativa del teatro a gestione privata. Il teatro stabile tende all'allargamento, in senso popolare, del pubblico e dell'area di attività (decentramento ecc.), a una politica del repertorio, variamente orientata secondo le situazioni, alla creazione di complessi artistici anch'essi, almeno tendenzialmente, stabili. I teatri stabili ricevono sovvenzioni dallo stato e dagli enti locali (regione, provincia e comune dove hanno sede).

dove hanno sede).

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