stràppo

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sm. [sec. XIII; da strappare].

1) Atto dello strappare, del portar via con violenza; atto di tirare bruscamente. Nella loc. a strappo, a scatti; fig., a più riprese, a intervalli irregolari; dare uno strappo a qualcuno, offrirgli un passaggio sul proprio veicolo: se mi aspetti ti dò uno strappo fino a casa. Con significati più specifici: A) in vari tipi di corse, tratto di percorso a forte velocità per staccare gli altri concorrenti; in particolare, nel ciclismo, il tratto in forte salita. B) Nel sollevamento pesi, esercizio che consiste nel portare la sbarra in un solo tempo da terra sino sopra la testa; è una delle alzate olimpioniche: terminata l'alzata il pesista dovrà tenere la sbarra immobile per almeno due secondi con le braccia e le gambe tese, i piedi sulla stessa linea a circa 40 cm di distanza l'uno dall'altro. 2) Lacerazione, rottura in un tessuto, in una superficie: farsi uno strappo nei calzoni. In particolare: strappo muscolare, lesione traumatica di un muscolo consistente nella rottura di un certo numero di sue fibre generalmente provocata da uno sforzo eccessivo o da un movimento brusco. Fig., infrazione, eccezione, per lo più nella loc. fare uno strappo alla regola. Per estensione, interruzione: dare uno strappo a una relazione, interromperla bruscamente. In particolare, interruzione di un rapporto privilegiato in campo politico e ideologico, al fine di sottolineare un indirizzo diverso, autonomo e in parte critico.

3) In metallurgia, rottura di un getto conseguente a fenomeni di ritiro che accompagnano la solidificazione. Il difetto interessa in genere zone superficiali, ma può anche propagarsi in profondità. Lunghezza limite allo strappo è detto il parametro, avente le dimensioni di una lunghezza, dato dal rapporto tra il carico di rottura di un materiale metallico e il suo peso specifico.