terréno (sostantivo)

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Lessico

sm. [sec. XIV; latino terrēnum, neutro sostantivato di terrēnus, terreno (aggettivo)].

1) Lo strato superficiale della crosta terrestre, con riferimento sia alle qualità che lo caratterizzano (terreno argilloso, acquitrinoso ecc.), sia (e allora si preferisce il termine equivalente di suolo) alla formazione e alla struttura (terreno primario, alluvionale ecc.), sia alla destinazione specifica, in quanto gli elementi di cui è composto e le modificazioni prodotte dagli agenti chimico-fisici consentono lo sviluppo della vita vegetale: terreno agricolo, ricco di humus, adatto alle colture. In particolare, meccanica del terreno, nella scienza delle costruzioni, studio delle caratteristiche del suolo al fine di determinarne il comportamento statico.

2) Comunemente, estensione più o meno ampia di superficie terrestre, variamente determinata in relazione alle caratteristiche geografiche, alle condizioni esterne occasionali ecc.: terreno pianeggiante, collinoso, montuoso; terreno asciutto, fangoso, gelato. Spesso la determinazione dipende dalla specifica destinazione pratica, in quanto sull'estensione considerata si compiono determinate operazioni o si svolgono determinate attività; in particolare: A) area coltivata o coltivabile, in quanto oggetto dell'attività agricola: terreno boschivo, incolto, fertile ecc.; in varie loc. proprie e fig.: arare, dissodare il terreno; preparare il terreno, lavorarlo prima della semina e, fig., preparare ambienti e persone per raggiungere un determinato scopo; trovare il terreno adatto, trovare luoghi e persone favorevoli ai propri intenti. Per estensione, proprietà agricola, podere: acquistare, vendere un terreno. B) Area destinata acostruzioni edilizie o a opere d'ingegneria: terreno fabbricabile; espropriare, lottizzare un terreno. C) Nello sport, terreno di gioco, il campo su cui si svolge l'incontro; anche tracciato del campo. D) Campo di battaglia zona in cui si svolgono operazioni belliche: perlustrare il terreno; acquistare o perdere terreno, avanzare o retrocedere, restare indietro; fig., avvantaggiarsi o passare in svantaggio; tastare il terreno, per lo più fig., cercare di conoscere le intenzioni di qualcuno; restare sul terreno, morire sul campo di battaglia. Anche zona in cui si svolge un duello: scendere sul terreno, venire a duello; fig.: incontrarsi su terreno neutro, cercare un punto d'accordo. E) Fig., soggetto argomento di discussione: su questo terreno non posso seguirti.

3) Superficie su cui si cammina; terra, suolo: sentirsi mancare il terreno sotto i piedi. Per estensione, ant., territorio, dominio.

4) In alcune discipline scientifiche, ambiente naturale o artificiale in cui si sviluppano forme di vita organica o si verificano determinate reazioni provocate da stimoli esterni. In particolare, in biologia, terreno di coltura, v. coltura.

Scienza delle costruzioni

Lo studio delle caratteristiche fisiche e meccaniche del terreno è fondamentale e preliminare all'inizio di qualunque manufatto, sia esso scavo, rilevato o costruzione vera e propria, in quanto la stabilità del suolo costituisce la condizione necessaria alla stabilità e sicurezza dell'intervento successivo. Le caratteristiche fisiche principali sono: la massa specifica apparente e quella vera; il contenuto percentuale in acqua, fondamentale per i terreni argillosi in quanto direttamente legato alla loro resistenza; l'indice dei pori, per stabilire la necessità di eventuali interventi di costipamento; la composizione granulometrica, con individuazione della curva relativa; la capillarità per i terreni soggetti a evaporazione; i limiti di Atterberg, caratterizzanti i terreni argillosi. Tutte queste caratteristiche sono rilevabili mediante prove su campioni; prove regolate da condizioni prestabilite caso per caso, il cui esito è valutabile attraverso relazioni e valori-limite di riferimento. Le caratteristiche meccaniche determinanti ai fini della stabilità sono: la resistenza al taglio, quindi la coesione di un terreno, che viene individuata dalla relazione di Coulomb τmax=c+δ tgφ, dalla quale la tensione massima risulta essere funzione di due costanti proprie del terreno, che sono la coesione (c) e l'angolo di attrito interno (o di naturale declivio, φ); la compressibilità nel caso di espansione laterale impedita, cioè in condizioni analoghe a quelle che si verificano effettivamente nel terreno sotto il carico di una costruzione; la permeabilità, cioè la velocità di filtraggio dell'acqua che l'attraversa. Attraverso prove di carico, per esempio sulla base delle fondazioni, si può determinare il comportamento di un terreno sotto carico: si individuano così due campi di deformazione analoghi a quelli dei solidi omogenei; si riscontra infatti una prima fase elastica fino alla comparsa del carico critico (di snervamento) e quindi una fase plastica nella quale le deformazioni aumentano in misura molto maggiore rispetto all'incremento del carico, fino al carico di rottura al quale corrispondono veri e propri slittamenti del suolo. Nella teoria si assume il carico di rottura come misura della resistenza di un terreno e il carico ammissibile viene assunto pari a 1/4 di quello di rottura; nella realtà, invece, più che la resistenza teorica di un terreno, si considerano i suoi cedimenti in quanto rappresentano già fenomeni non più trascurabili. Nel caso poi di terreni stratificati, si rende necessario determinare in laboratorio le caratteristiche dei vari strati e quindi determinare i loro cedimenti relativi, in particolare la spinta che essi esercitano. Questa si manifesta soprattutto quando viene a mancare la coesione fra le particelle del terreno, per cui è elevata nei terreni incoerenti, ma è soggetta a molteplici altri fattori (infiltrazioni d'acqua, smottamenti, sollecitazioni meccaniche indotte dalla vicinanza di sorgenti di vibrazione ecc.), non sempre prevedibili. La spinta del terreno viene determinata, pertanto, con metodi teorici, quale quello espresso nella teoria di Coulomb, detta del prisma di massima spinta.

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