tignósa

sf. [sec. XVIII; da tigna]. Nome comune di alcuni Funghi appartenenti alla divisione Basidiomiceti del genere Amanita. Il più conosciuto, ampiamente diffuso in Italia, è la tignosa verdognola (Amanita phalloides), mortale (sindrome falloidea), sicuramente il fungo più pericoloso, responsabile da sempre dei più gravi avvelenamenti. Questa specie ha cappello di colore olivastro o verde-giallastro (bianco nella forma alba), percorso radialmente da minutissime fibrille. Le lamelle sono bianche, talora con riflessi verdastri, libere o anche distanti, fitte, ventricose, con lamellule tronche. Il gambo è cilindrico o attenuato verso l'alto, giallo-verdastro, spesso decorato da bande o zebrature sericee verdognole o bianche, raramente quasi bianco e liscio. La volva è a sacco, membranosa, persistente, semilibera, lobata o intera, talvolta internamente giallo-verdognola; l'anello è membranoso, leggermente striato, pendulo, in genere persistente. Cresce dalla primavera all'autunno nei boschi di aghifoglie e di latifoglie. Parimenti pericolosa è la tignosa di primavera (Amanita verna), che ha analoghe caratteristiche e si distingue dalla precedente per la taglia leggermente inferiore, il portamento più slanciato, il cappello presto spianato, l'assenza delle fibrille radiali innate nella cuticola pileare. Ha crescita primaverile. La tignosa bruna o tignosa bigia (Amanita pantherina) ha cappello convesso o appianato, grigio-bruno o castano, nettamente striato al margine e cosparso di piccole verruche scagliose di colore più chiaro; le lamelle sono bianche, come pure il gambo, caratterizzato da un anello liscio e dal bulbo arrotondato cui aderisce la volva. È un fungo molto tossico (sindrome panterinica), tipico dei boschi di faggio o di quelli misti di latifoglie, ma cresce anche in quelli di aghifoglie. La tignosa paglierina (Amanita citrina) è invece specie non tossica, ma sconsigliata al consumo, oltre che per le scadenti qualità organolettiche, per la sua evidente somiglianza con la tignosa verdognola. Ha cappello di colore giallo citrino con cuticola brillante, asportabile, cosparsa di placche biancastre, poi brunastre, sulle quali si evidenziano delle verruche fioccose e appuntite. Le lamelle sono fitte, ventricose, libere, con lamellule tronche; biancastre o crema-giallastre. Il gambo ècilindrico, pieno, poi cavo, striato sopra l'anello, bianco o sfumato di citrino, con grosso bulbo sferico. L'anello è bianco-giallastro, a gonnellino, ampio e persistente, con bordo sfrangiato. La volva è circoncisa, bianco-giallina. Ha odore rafanoide e sapore sgradevole ed èmolto comune dall'estate all'autunno nei boschi di aghifoglie e latifoglie. La tignosa rosseggiante o tignosa vinata (Amanita rubescens) è l'unica specie commestibile di questo gruppo, sia pur dopo cottura (commestibilità condizionata). Ha cappello di colore incarnato, bruno-vinoso, rosa-giallastro, a volte sbiadito, cuticola facilmente asportabile, cosparsa di piccole placche o verruche grigiastre o rossigne, detersili; orlo senzastriatura. Le lamelle fitte, ineguali, e bianche, si macchiano di rossastro al tocco. Il gambo è pieno, generalmente robusto, con bulbo fittonante; da biancastro a rosa vinato, l'anello è ampio, membranoso, pendulo, persistente, striato; bianco o rosso; la volva è quasi completamente dissociata. La carne tenera e bianca, all'aria vira lentamente al rosso vinoso chiaro. È specie assai comune dalla primavera all'autunno sotto latifoglie e aghifoglie, in pianura e in montagna. La tignosa dorata (Amanita muscaria) è più nota come ovolo malefico.

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