ugarìtico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [da Ugarit]. Lingua semitica del gruppo nordoccidentale parlata anticamente a Ugarit e scritta su tavolette di argilla in una scrittura cuneiforme di tipo alfabetico-consonantico. La prima tavoletta fu scoperta il 14 maggio 1929; poi vennero scoperte anche le altre. Fino a oggi se ne posseggono ca. 20.000. Le tavolette con i testi mitico letterari furono scritte verso la metà del sec. XIV a. C. al tempo di Niqmadu II (Nqmd), re di Ugarit contemporaneo del re ittita Šuppiluliuma (Tpllm), ma la composizione dei poemi è certamente anteriore a quella data. Mentre a C. Schaeffer e G. Genet spetta il vanto di avere scoperto le tavolette, a Ch. Virolleaud toccò l'arduo compito di decifrarne la scrittura. Lo studioso notò (nello stesso anno 1929) che doveva trattarsi di una scrittura alfabetica dato che i segni usati erano una trentina e le singole parole, separate da una lineola, erano molto corte. Ma la decifrazione definitiva si ebbe con l'intervento di altri due studiosi: H. Bauer (nel 1930) ed É. Dhorme (nel 1931). Fu così definitivamente messo in luce che si trattava di una lingua alfabetico-semitica. Inoltre alcune tavolette con l'alfabeto u., scoperte nel 1949, rivelarono che perfino lo stesso ordine delle lettere è simile a quello dell'alfabeto fenicio. L'alfabeto ugaritico, però, è il più lungo finora conosciuto ed è costituito da ben 30 segni di cui 3 sono la vocalizzazione di 'aleph ('a, 'i, 'u, b, g, d, ḏ, h, w, z, ḥ, h, ṭ, ẓ, y, k, l, m, n, s, s ʽ, ġ, p, ṣ, q, r, š, t, ṯ). Dopo ormai tanti anni di studi, gli esperti più autorevoli (M. Dahood, C. H. Gordon, H. L. Ginsberg, R. Dussaud, W. F. Albright, Z. S. Harris, U. Cassuto, T. H. Gaster, e tanti altri) sono unanimi nel classificare l'ugaritico come una lingua cananea, cioè del semitico del NW: fenicio, punico, neo-punico, ebraico, aramaico, moabitico, ammonitico. Anche nella Siria settentrionale, durante le campagne archeologiche del 1974-75 condotte dalla Missione Archeologica Italiana in Siria, sotto la direzione di P. Matthiae, sono state scoperte ca. 20.000 tavolette di argilla a Tell Mardīkh, ca. 50 km a S di Aleppo (Tell Mardīkh è l'antica città chiamata Ebla). Le tavolette in cuneiformi, studiate da G. Pettinato, risalgono addirittura al sec. XXV a. C. (più di un millennio prima di Ugarit) e sembrano contenere una lingua del gruppo del semitico nordoccidentale che Pettinato non esita a definire paleo-cananeo. Si pensa quindi che tutti questi dialetti che costituiscono un gruppo di lingue sorelle siano derivati da un'unica lingua antichissima parlata nella regione del Canaan e chiamata, appunto, cananeo. Lo studio comparato di queste lingue affini, svolto pazientemente dagli studiosi, ha portato a risultati notevoli. I relativi lessici che si avevano prima devono essere riveduti, corretti e ampliati alla luce della nuova filologia comparata delle lingue semitiche. Le parole infatti, avendo più significati e sfumature di quanto prima si pensasse, consentono agli specialisti di migliorare le traduzioni dei testi. Pertanto la filologia comparata del semitico del NW (Northwest Semitic Philology) è divenuta, a pieno diritto, una vera scienza. Essa si è rivelata di tale importanza che ha fatto sentire a tanti biblisti il dovere di rivedere le vecchie grammatiche e i lessici ebraici, rileggendo il Vecchio Testamento alla luce delle nuove scoperte filologiche. L'ugaritico e l'ebraico come letterature sono diversi e indipendenti l'uno dall'altro; ma come lingue hanno in comune la medesima origine, il cananeo, da cui traggono comune vocabolario, comune sintassi, comune stile, comune tesoro poetico letterario. Tra tutti i dialetti cananei affini all'ebraico, l'ugaritico è il principale e il più importante, almeno fino a oggi. Innumerevoli sono gli articoli apparsi e molti anche i libri che trattano della Bibbia alla luce del Northwest Semitic. E così si è scoperto che tanti passi oscuri della Bibbia, finora mal tradotti o giudicati “corrotti”, sono invece “corretti” e ben chiari essendo stato recuperato il significato di qualche parola arcaica o l'uso antico delle preposizioni.