trapianto

tecnica chirurgica che sostituisce l'organo malato del paziente con un organo funzionante prelevato da un soggetto e innestato con allacciamento dei grossi vasi. I trapianti si dividono in: isotrapianto, tra gemelli monozigoti (cioè originati dalla stessa cellula uovo); allotrapianto, da individui della stessa specie; xenotrapianto, da specie diverse (per esempio, il trapianto in un organismo umano di un organo prelevato da scimpanzé). Per autotrapianto si intende invece l'innesto di un tessuto prelevato dallo stesso individuo e trapiantato in altra sede.
Trapianto e rigetto
Un organo trapiantato, quando si tratta di un allotrapianto o di uno xenotrapianto, evolve inevitabilmente verso il rigetto dopo un periodo di tempo molto breve: dopo 4-8 giorni, infatti, il tessuto trapiantato appare infiltrato da linfociti e plasmacellule (le cellule che mettono in atto la risposta immunologica contro il tessuto riconosciuto come estraneo): in poco tempo esso verrebbe distrutto, se non fossero somministrati al ricevente farmaci che inibiscono la risposta immunologica. Per ridurre al minimo il rischio e la gravità del rigetto è necessario scegliere un donatore che condivida con il ricevente il maggior numero di determinanti HLA (molecole presenti sulla superficie cellulare responsabili, appunto, del riconoscimento come proprio o come diverso da sé dell'organo trapiantato). Siccome generalmente non esiste un'assoluta compatibilità tra ricevente e donatore, è comunque necessario impiegare farmaci immunosoppressori. Attualmente il più usato è la ciclosporina A. Questa sostanza sembra agire soprattutto sui linfociti, mentre risparmia in buona parte le altre cellule immunitarie, che difendono l'organismo dalle infezioni. Tuttavia, dato il suo effetto tossico sul rene, occorre una costante sorveglianza sulla funzione di quest'organo.
Il prelievo dal donatore
Nel caso del trapianto di rene, trattandosi di un organo duplice, il prelievo si può fare anche da un donatore vivente che abbia una stretta affinità genica col ricevente (per esempio, genitori-figli), mentre per cuore, fegato, pancreas, trattandosi di organo unico, il donatore deve necessariamente essere un cadavere. L'organo da trapiantare deve avere un metabolismo efficiente, cioè non aver ancora subito le lesioni regressive che intervengono rapidamente dopo la morte: per questo viene prelevato quando le funzioni vegetative (respirazione e circolazione sanguigna) sono mantenute ancora attive mediante un respiratore automatico. L'asportazione dell'organo è possibile, per legge, solo quando la morte è inequivocabilmente provata dal tracciato elettroencefalografico durevolmente piatto, in base agli accertamenti di un collegio di tre medici, e deve essere eseguita in strutture autorizzate. L'organo prelevato deve essere subito perfuso con una soluzione che elimini il sangue e deve essere portato al più presto alla temperatura di 4 °C. In queste condizioni può essere mantenuto efficiente anche più di 24 ore e quindi essere trasportato a distanza.
Il trapianto di rene
Il trapianto di rene è riservato ai pazienti affetti da grave insufficienza renale irreversibile, condannati al trattamento depurativo artificiale (emodialisi, dialisi periton ambulatoriale ecc.); avviene nella stragrande maggioranza dei casi mediante un organo preleealevato da cadavere (mentre il prelievo da donatore consanguineo vivente sembra essere in costante diminuzione). Una caratteristica favorevole del trapianto renale è la possibilità di ripetere l'intervento o di ricorrere di nuovo alla dialisi in caso di insuccesso.
Il trapianto di cuore e polmone
Il trapianto di cuore può essere ortotopico (asportazione dell'organo del paziente e sostituzione, nella sede originale, con quello prelevato dal donatore) oppure eterotopico (aggiunta di un nuovo organo senza asportazione di quello malato). Le indicazioni al trapianto di cuore sono costituite dalle cardiopatie ischemiche e dalle cardiomiopatie dilatative giunte allo stadio terminale e non più trattabili con la sola terapia medica, situazioni nelle quali la morte del paziente è imminente e inevitabile. Il trapianto di cuore-polmone presenta notevoli difficoltà tecniche ed è riservato a pazienti con gravissimo deterioramento della funzionalità respiratoria e cardiocircolatoria combinate (per esempio, l'ipertensione polmonare primitiva). Il trapianto del solo polmone (eseguito perlopiù in caso di fibrosi polmonare irreversibile) non ha mai incontrato grande successo, ed è stato in pratica abbandonato.
Il trapianto di fegato e di pancreas
Quanto al trapianto di fegato, l'introduzione dei farmaci immunosoppressori e il miglioramento delle tecniche chirurgiche hanno sensibilmente migliorato la prognosi di questo intervento. Attualmente vi sono due principali indicazioni: la prima è costituita dalle cirrosi epatiche non maligne (in particolare quelle secondarie ad atresia biliare primitiva nei bambini), dalla cirrosi biliare, dall'epatite cronica attiva autoaggressiva, dalla sindrome di Budd-Chiari (ipertensione splenoportale); la seconda è invece rappresentata dai tumori maligni epatici primitivi non metastatizzanti. Il trapianto di pancreas può essere eseguito con prelievo dell'organo intero da cadavere, o con innesto segmentario (cioè solo di porzioni dell'organo) di tessuti prelevati sia da cadaveri, sia da viventi consanguinei. Viene eseguito in pazienti affetti da diabete insulino-dipendente, allo scopo di fornire una sorgente endogena di insulina.
Il trapianto di midollo osseo
Del trapianto di midollo osseo attualmente esistono due tipi: il trapianto autologo e il trapianto allogenico. Nel primo caso, in cui il donatore è il paziente stesso, si procede alla reintroduzione del midollo precedentemente prelevato dal soggetto e opportunamente purificato. Questo tipo di trapianto viene utilizzato come terapia di salvataggio dopo trattamenti antitumorali molto tossici (con farmaci che provocano, come effetto collaterale, la distruzione del midollo osseo). Nel trapianto allogenico il donatore è un individuo della stessa specie, possibilmente una sorella o un fratello, con spiccata affinità tessutale. Esso trova indicazione nelle leucemie linfatiche e non linfatiche acute, nella grave anemia aplastica, nei gravi deficit immunitari combinati, nella talassemia maior. Il trapianto di midollo osseo è spesso caratterizzato da una particolare forma di rigetto, nella quale si osserva l'aggressione da parte del tessuto trapiantato nei confronti dell'organismo ospite. Questa particolare reazione (detta GVHD = Graft Versus Host Disease, cioè malattia da reazione dell'innesto contro l'ospite) può assumere un andamento acuto o cronico, e causare la morte del paziente.
Il trapianto di cornea
Il trapianto di cornea, che con l'impiego del microscopio operatore, di strumenti chirurgici più affidabili, di fili di nylon inerti, ha una sopravvivenza nettamente migliorata, raggiunge percentuali di successo del 98%. Le indicazioni sono costituite dalle affezioni con opacizzazione irreversibile della cornea (cheratiti e cheratopatie di varia natura) con gravissima perdita di capacità visiva, fino alla cecità pressoché totale.