Sonno e insonnia

Numerose ricerche cliniche hanno dimostrato che i disturbi del sonno, ovvero l'insonnia e l'eccessiva sonnolenza durante il giorno, sono più frequenti e gravi con l'approssimarsi della vecchiaia tanto da raggiungere il 30%, percentuale che tende a salire nel sesso femminile.

Fa parte dell'iconografia classica l'immagine del vecchio che, con la testa reclinata, passa la giornata dormicchiando; l'eccessiva sonnolenza diurna è da attribuire ad alterazioni del sonno notturno, connesse a fattori emotivi o a malattie somatiche (cardiocircolatorie, respiratorie ecc.). Gli anziani che soffrono di insonnia si lamentano di astenia, cioè una sensazione generale di debilitazione, confusione mentale, stanchezza accompagnate da disturbi della memoria e dell'apprendimento.

Insonne è chi, indipendentemente dalla durata effettiva del sonno, non dorme bene e per tale motivo non si sente in uno stato di benessere, mentale e fisico, durante il giorno. Il fatto che non si possa stabilire la presenza dell'insonnia dal numero di ore dormite, dipende dall'impossibilità di stabilire un parametro fisso, anche in condizioni di normalità. Ogni individuo necessita infatti di una quantità di sonno ristoratore specifica. È comunque possibile distinguere tre tipologie di insonnia: l'insonnia iniziale, caratterizzata dal ritardo nell'addormentarsi e da un senso di disagio e irritazione che deriva dal fatto di non riuscirci; l'insonnia centrale che riguarda, invece, la presenza di numerosi e talvolta prolungati risvegli e, infine, l'insonnia terminale, che spesso colpisce anziani tra i 65 e 75 anni e che implica un risveglio finale intorno alle 5 del mattino. Anche i disturbi a carico dell'apparato gastroenterico possono essere responsabili di insonnia, così come l'insufficienza renale, l'ipertrofia prostatica e il russamento; allo stesso modo alcune sindromi psichiche (ansia, depressione, demenza ecc.) possono giocare un ruolo fondamentale nel determinare il fenomeno.