La Giornata dell'Africa

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Solo chi c’è stato può capire. Chi non c’è stato, lo può solo immaginare. Se da una parte è una condanna, dall’altra è senza dubbio una benedizione. Stiamo parlando del cosiddetto “mal d’Africa”, la sensazione di forte nostalgia per il Continente Nero (che celebra la sua giornata, l’Africa Day, il 25 maggio di ogni anno). Ecco di cosa si tratta.

La giornata dell'Africa ricorre il 25 maggio. Viene celebrata nell’anniversario della fondazione dell'Organizzazione dell'Unità Africana, nata ufficialmente nel 1963 ad Addis Abeba, nel contesto di un massiccio processo di decolonizzazione. Anche se l’OAU è stata sciolta nel 2002 e “sostituita” dall’Unione Africana, la data della ricorrenza, che mira a portare agli occhi del mondo i gravi problemi che ancora affliggono il continente, non è cambiata. Le celebriamo parlando del cosiddetto “mal d’Africa”. 

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Cos'è il mal d’Africa e da dove ha origine

Il mal d’Africa è la sensazione di forte nostalgia provata da chi ha visitato l’Africa, che per questo desidera ardentemente tornarci. È un bisogno, mentale e quasi fisico, di viaggiare di nuovo nel Continente Nero.

7 cose che ti fanno venire il mal d’Africa”

È difficile capire cosa sia il mal d’Africa senza essere mai stati in questo continente. Ecco alcune cose che contribuiscono a farci “ammalare”, una volta stati là.

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Le persone

Gli occhi dei bambini, felici anche se hanno poco o niente,  i sorrisi dei ragazzi berberi, la gentilezza di chi incontri sulla tua strada.

Gli animali

C’è poco da fare, possiamo guardare tutti i documentari che vogliamo, ma per vedere (più o meno) da vicino o c’è lo zoo (con le gabbie) oppure la savana.

I colori

Dal celeste del mare alle sfumature di giallo del Sahara, fino al verde intenso della giungla alla terra tanto rossa da abbagliare: l’Africa è un arcobaleno impossibile da dimenticare.  

La natura

In Africa si crea un legame tra il nostro io più profondo e la terra selvaggia, culla dell’umanità, che ci ricorda come eravamo prima di crearci intorno un mondo fatto di palazzi e cemento. 

La diversità

Questa nostalgia viene associata di solito al ritorno da un viaggio nell'Africa nera, ma si può provare in modi diversi, tanti quanti le diverse “afriche” che formano il continente.

I profumi

Gli odori e i profumi dell’Africa, così differenti dai “nostri”, rimangono appiccicati addosso, nel naso e nella mente.

Il cibo

Cinese, giapponese, indiano, messicano: di etnici conosciuti ce ne sono tanti. Il cibo africano rimane ancora misterioso, ma gustoso. Da riprovare, magari sul posto.

Mal d’Africa nei film

Impossibile non citare La mia Africa, film nel 1985 con Meryl Streep e diretto da Sydney Pollack, ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Karen Blixen.

Da non perdere inoltre il documentario italiano Mal d’Africa, girato nel 1967 da Stanis Nievo, che all’epoca passava in rassegna le problematiche e le incredibili e innumerevoli risorse di questo travagliato continente: poco è cambiato da allora.

Letteratura e mal d’Africa

Citato il film con Meryl Streep, facciamo lo stesso con il libro da cui è tratto, titolo originale Out of Africa, in pratica un memoir della scrittrice e imprenditrice danese Karen Blixen, che visse in Kenya per quasi venti anni. 

Musica: sulle note del mal d’Africa

Mal d’Africa. Così si intitola un brano di Franco Battiato, inserito nell’album Orizzonti perduti del 1983 (e inciso anche da Alice): “Dopo pranzo si andava a riposare/Cullati dalle zanzariere e dai rumori di cucina/Dalle finestre un po' socchiuse spiragli contro il soffitto/E qualche cosa di astratto si impossessava di me/Sentivo parlare piano per non disturbare/Ed era come un mal d'Africa, mal d'Africa”.

Doverosa infine la menzione per Africa dei Toto, hit degli Anni ‘80 dal ritrovato recente successo: “I bless the rains down in Africa” e molto altro.

 

Matteo Innocenti