Anna Maria Mozzoni, donna al servizio delle donne: tutto sulla la pioniera del femminismo

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Oggi si parla molto di emancipazione, di femminismo e di diritti conquistati duramente. Eppure, senza si lei, le donne italiane avrebbero probabilmente dovuto lottare molto più duramente per l’uguaglianza di genere. Stiamo parlando di Anna Maria Mozzoni: perché spesso ci si dimentica di lei o, addirittura, non ne si conosce la storia. Eppure Anna Maria Mozzoni è da considerasi, a tutti gli effetti, una pioniera del femminismo in un’Italia, quella dell’ottocento, in cui la donna era relegata al ruolo di angelo del focolare.

Perché Anna Maria Mozzoni ha dedicato la sua vita alle donne e la sua battaglia non deve essere dimenticata. Deve anzi diventare un monito e una spinta al miglioramento della condizione femminile in Italia e nel resto del mondo.

E allora ripercorriamo la sua vita, le sue lotte e le sue conquiste.

Anna Maria Mozzoni: la presa di coscianza sull’uguaglianza di genere
Anna Maria Mozzoni impara subito cosa significhi nascere donna. Perché, nonostante le nobili origini, la famiglia decide di destinarla a un colleggio femminile così da risparmiare il danaro necessario al sostenamento degli studi dei fratelli maschi. Nascere donna, nell’Italia del 1837, significa rimanere ai margini. Eppure Anna Maria, ancora bambina, sa che quel mondo non è un mondo per lei.

Rinnegerà l’educazione ricevuta in collegio, dove vive per molti anni confinata in un ambiente chiuso, gretto e reazionario e, una volta tornata a casa, si rifugia nella biblioteca di famiglia, quella che poi considererà la sua vera scuola. Qui nascerà il germe del suo pensiero, il motore della sua lotta. Perché non passeranno molti anni prima che Anna Maria Mozzoni capisca di quanta giustizia abbiano bisogno le donne: appartenere al “gentil sesso” significava non aver accesso al mondo del lavoro e al mondo dell’istruzione, al dover sottostare, sempre e comunque, al volere della propria famiglia o del marito.

Anna Maria Mozzoni, pioniera del femminismo
Siamo nel 1864, a pochi anni dall’unificazione dell’Italia. Anna Maria Mozzoni ha solo 27 anni ma ha già le idee molto chiare. Scrive “La donna e i suoi rapporti sociali”, un libro rivoluzionario che, pubblicato ben 5 anni prima de “La servitù delle donne” di Stuart Mill (considerata la bibbia del femminismo nel mondo) getterà le basi del femminismo in Italia.

«Non dite più che la donna è fatta per la famiglia, che nella famiglia è il suo regno e il suo impero! Le son queste vacue declamazioni come mille altre di simil genere! Ella esiste nella famiglia, nella città, in faccia ai pesi e ai doveri; di questi all'infuori, ella non esiste in nessun luogo».

La penna di Anna Maria Mozzoni è infuocata e quella dell’uguaglianza di genere diventa la missione della sua vita. Instancabile, fonda associazioni e movimenti, sottoscrive documenti e fa comizi. Sa che per risvegliare l’Itala è necessaria una presa di coscienza, sa che solo così potrà portare il Belpaese in un mondo fatto di pari opportunità.

E infatti si batte per il suffragio universale e per l’estensione del diritto del voto anche alle donne, escluse dalla vita politca. Nel 1977 presenterà la sua prima mozione alla quale, poi, si unirà Maria Montessori nel 1877. Nel documento presentato ai deputati si leggono parole che mai erano state pronuncate prima: «perché siamo cittadine, perché paghiamo tasse e imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l'imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell'opera e del denaro al funzionamento dello Stato».

Anna Maria Mozzoni: l’eredità per le donne di oggi
Oggigiorno l’Italia appare molto diversa da quella vissuta da Anna Maria Mozzoni: diritto di voto, diritto all’istruzione e libertà di scelta sembrano oggi concetti scontati. E proprio questo è il motivo per il quale Anna Maria Mozzoni non va dimenticata: la sua determinazione ha contribuito a cambiare in meglio il nostro paese, affermando diritti e libertà da sempre negate.

Serena Fogli