Don Gallo, la voce degli ultimi: ricordo di un prete di strada

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Ci ha lasciato nella comunità che egli stesso aveva fondato, circondato dalle persone a lui più care. Don Gallo è morto all'età di 84 anni a San Benedetto al Porto, luogo dal quale era riuscito a dar voce a poveri ed emarginati.

Definiva se stesso come un prete "con un piede sulla strada e uno in chiesa", un sacerdote capace di arrivare al cuore della gente grazie alle sue moltissime battaglie sociali.

Don Gallo sognava "una chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna": queste le parole che il sacerdote ha condiviso su twitter lunedì sera, prima che le sue condizioni si aggravassero.

Nato a Genova nel 1928, Andrea Gallo comincia il suo noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi gli studi filosofici a Roma. Dopo diverse missioni in Brasile, dal quale si deve allontanare a causa della dittatura, Don Gallo torna in Italia ponendo le basi di quello che sarà poi il pensiero dominante di tutta la sua esistenza: un sacerdote militante, un uomo spesso "contro", un prete "partigiano" capace di inimicarsi, spesso, gli alti vertici ecclesiastici.

Il "germe" di quello che sarebbe diventato il modus operandi di Don Gallo si ritrova già nel suo primo incarico, come cappellano, presso un noto riformatorio per minori: il sacerdote cerca un contatto con i ragazzi, dando loro fiducia e libertà, due dei principi ai quali si ispirerà tutta l'opera sacerdotale di Don Gallo.

Rimosso dall'incarico dopo tre anni, Don Gallo diventa un sacerdote che lotta, un prete vicino a quegli ambienti a cui la chiesa non si era mai avvicinata: sono in molti a pensare che il messaggio di Don Gallo non sia evangelico, ma politico e molto vicino al filone comunista. A favore del divorzio nel famoso anno del referendum, Don Gallo diventa una personalità scomoda alla curia, ma vicinissima ai parrocchiani.

Ed è proprio nella comunità di San Benedetto che Don Gallo trova la sua strada: prostitute sfruttate, emarginati, transessuali e tossici vengono accolti dal prete partigiano, che ridà loro voce, vita e speranza. Ed è nei loro cuori che Don Gallo continuerà a vivere, nel ricordo e nell'opera che verrà portata avanti per molti anni ancora.