Giorgio Napolitano, il Presidente delle crisi

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La militanza nel Partito Comunista, l’approdo in Parlamento, gli incarichi ministeriali e gli anni al Quirinale. Le cose da sapere.

Giorgio Napolitano è stato l'undicesimo Presidente della Repubblica (in carica dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015) e il primo della storia italiana a essere stato eletto per un secondo mandato. Un Capo di Stato rimasto in carica per quasi nove anni, caratterizzati da diverse crisi di governo: dall’adesione al Partito Comunista all’approdo in Parlamento, fino agli incarichi ministeriali e all’elezione al Quirinale, le cose da sapere.

La vita di Giorgio Napolitano

Ripercorriamo la vita di Giorgio Napolitano, nato il 29 giugno 1925 a Napoli.

Gli studi

Dal 1938 al 1941 Giorgio Napolitano ha frequentato il Liceo Classico "Umberto I” di Napoli, terminando poi gli studi superiori al “Tito Livio” di Padova, dove si era trasferito con la famiglia. Successivamente si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli, laureandosi nel 1947 con una tesi in economia politica dal titolo: “Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'Unità e la legge speciale per Napoli del 1904”.

L’attività politica

Dopo aver fatto parte del Gruppi Universitari Fascisti, negli anni dell’università si è avvicinato al comunismo, aderendo nel 1945 al PCI, di cui è stato militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra. Eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953, è rimasto in Parlamento fino al 1996, con la sola esclusione della IV Legislatura, 1963-1968). Nella VIII e IX Legislatura è stato Presidente del Gruppo dei deputati comunisti.

Gli incarichi istituzionali

Nel corso della sua lunga carriera politica, Napolitano ha ricoperto diversi incarichi istituzionali.

Europarlamentare

Dal 1989 al 1992 è stato membro del Parlamento europeo, tornando poi a Strasburgo nel 1999 (e fino al 2004) tra le file dei Democratici di Sinistra, ricoprendo inoltre la carica di presidente della Commissione Affari Costituzionali, una delle più influenti dell’Europarlamento.

Presidente della Camera dei Deputati

Nell'XI legislatura, a giugno 1992, è stato eletto Presidente della Camera dei deputati, restando in carica fino all'aprile del 1994. Fu la "legislatura di Tangentopoli": a febbraio 1993, quando un ufficiale della Guardia di Finanza si presentò a Montecitorio con un ordine di esibizione dei bilanci dei partiti politici, oppose l'immunità di sede, cioè la garanzia delle Camere per cui la forza pubblica non vi può accedere se non su autorizzazione del loro presidente.

Ministro dell’Interno

Non più parlamentare, è stato stato Ministro dell'Interno e per il Coordinamento della Protezione Civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all'ottobre 1998. Primo ex comunista al Viminale, ha proposto con Livia Turco la legge che ha istituito i centri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini.

L’elezione a Presidente della Repubblica

Nominato da Carlo Azeglio Ciampi senatore a vita a settembre 2005, il 10 maggio 2006 è stato eletto (alla quarta votazione) undicesimo presidente della Repubblica Italiana, con 543 voti sui 990 espressi dai 1009 aventi diritto.

Le crisi di governo e la crisi dello spread

A febbraio 2007 si è trovato a dover gestire la prima crisi di governo, causata dalle dimissioni del premier Romano Prodi, in seguito al voto contrario del Senato alla relazione sulla politica estera del suo esecutivo, con particolare riferimento alla presenza italiana nelle forze  Nato operanti in Afghanistan. Rientrata la crisi, Prodi ha poi lasciato a gennaio del 2008, in seguito al mancato voto di fiducia al governo maturato in Senato: in occasione della seconda crisi da quando era salito al Colle, Napolitano ha conferito a Franco Marini un mandato esplorativo, firmando poi il decreto di scioglimento delle Camere. A settembre 2011 nuova crisi (detta “dello spread”), questa volta del governo Berlusconi IV, legata a intensi attacchi speculativi ai ì titoli di Stato. Dopo le dimissioni del Cavaliere, Napolitano ha affidato a Mario Monti (che pochi giorni prima avevano nominato senatore a vita) l'incarico per la formazione di un nuovo esecutivo. A febbraio del 2014, dopo le dimissioni di Enrico Letta, ha infine affidato a Matteo Renzi l'incarico di formare un nuovo governo.

Il caso Englaro

A inizio 2009 il governo guidato da Berlusconi manifestò la volontà di adottare un decreto legge volto ad impedire che ad Eluana Englaro, in stato vegetativo da 17 anni, fossero sospese l'alimentazione e l'idratazione, idonee a tenerla in vita. Il presidente Napolitano manifestò diverse perplessità di ordine costituzionale circa l'ammissibilità di tale decreto legge, che infine si rifiutò di firmare. Eluana Englaro morì il 9 febbraio 2009: il governo ritirò il disegno di legge in cambio dell'immediata discussione del testo più articolato relativo al testamento biologico e alla disciplina dei casi di fine vita.

La rielezione e la strigliata ai partiti

Il 20 aprile 2013, nello stallo successivo alle elezioni politiche, Napolitano è stato rieletto Presidente della Repubblica con 738 voti. Tre giorni dopo ha dato incarico a Enrico Letta di formare un suo esecutivo. «Stato quasi costretto ad accettare la candidatura a una rielezione o a una nuova elezione come presidente della Repubblica, essendo profondamente convinto di dover lasciare», ha detto in seguito. Napolitano è rimasto in carica fino al 14 gennaio 2015, quando ha rassegnato le dimissioni dovute alle difficoltà legate all'età.

I punti più discussi del suo mandato

Napolitano è passato alla storia come il “presidente delle crisi”. Ma i suoi quasi nove anni al Colle, oltre che dalle difficoltà degli esecutivi, sono stati caratterizzati anche dalla promulgazione di leggi molto criticate dalle forze politiche.

La promulgazione di leggi molto criticate

Nel 2008 Napolitano è stato criticato in modo particolare da Beppe Grillo, cofondatore del Movimenti 5 stelle, che riteneva anticostituzionale la legge. L’anno seguente a puntare il dito contro l’allora presidente della Repubblica è stato Antonio Di Pietro (Italia dei Valori): motivo del contendere la promulgazione del cosiddetto scudo fiscale, firmato senza rinvio alle camere. Nel 2010 a far discutere è stata la promulgazione della legge sul legittimo impedimento del capo del governo e dei ministri. Nel 2014 il M5s ha depositato una messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano per attentato contro la costituzione, con riferimento alle vicende sulla trattativa Stato-mafia.

Lo scontro con la Procura di Palermo

È stato probabilmente questo il punto più controverso della permanenza di Napolitano al Colle. Durante il secondo mandato (come detto non portato a termine), il capo di Stato si è appellato alla Corte Costituzionale sollevando il "conflitto di attribuzione" contro la procura di Palermo, che intercettando le telefonate di Nicola Mancino (accusato di falsa testimonianza nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia), aveva casualmente registrato delle conversazioni intercorse tra quest'ultimo e l'allora presidente della Repubblica. La distruzione dei file audio delle intercettazioni è avvenuta ad aprile 2013 nel carcere dell’Ucciardone, dove si trova il server in cui i file erano conservati.

Matteo Innocenti