Chi ha inventato la pasta? Una storia lunga più di 3000 anni

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Il 25 ottobre è la Giornata Mondiale della Pasta. Alimento quotidiano, amato in tutto il mondo, ha delle origini ancora oggi controverse. Ecco le tappe più importanti della sua storia e come festeggiarla oggi

La pasta è il cibo più rappresentativo della cultura gastronomica italiana. Eppure le origini di questo alimento sono quanto di più globale ci sia nelle dispense. Dalla "favola" degli spaghetti di Marco Polo, all'influenza araba sui maccheroni così come li si conosce, la storia dietro la pasta è ricca di aneddoti e di misteri. Il 25 ottobre tutto il mondo celebra il World Pasta Day. Nella sua festa scopriamo anche che questo ingrediente è stata una delle ancore di salvezza della popolazione mondiale durante il lockdown. Perché la pasta è il vero "piatto del cuore".

Gli spaghetti di Marco Polo: una fake news

Nel suo libro Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro (Editori Laterza), Massimo Montanari racconta le origini e l'evoluzione della pasta. Il primo passo lo muove dallo smascherare la cosiddetta fake news degli spaghetti di Marco Polo. La leggenda vuole che il celebre esploratore, sul finire del XIII secolo, di ritorno dal suo viaggio in Cina, abbia portato la pasta in Italia. Si tratta di un falso. Infatti, la notizia non è menzionata in nessuno dei manoscritti del "Milione". 

L'invenzione dell'aneddoto risale al 1929, quando il fantomatico Macaroni Journal, organo dell'associazione industriali della pasta, attribuisce la scoperta degli spaghetti a uno dei marinai di Marco Polo. Sceso dalla nave, l'uomo avrebbe visto una contadina mescolare un impasto semiliquido in una ciotola. Questo poi si sarebbe solidificato al clima caldo e asciutto del Catay. Così l'uomo ha l'intuizione: un cibo così, secco, da reidratare in viaggio sarebbe una manna per i marinai. Insomma, tutta la storia di Marco Polo e la scoperta degli spaghetti sarebbe una bufala.

Eppure la prestigiosa rivista Nature qualche tempo fa ha diffuso la notizia del ritrovamento di un piatto di spaghetti databile circa 4.000 anni fa, nella città di Laja. Nonostante la storia della pasta resti oscura in alcuni passaggi, non è solo verso l'Oriente che bisogna guardare per capire come nasce un piatto di spaghetti al pomodoro. La Cina infatti ha un ruolo di primo piano nella storia della pasta. Ha messo a punto abilità e tecniche straordinarie. Ma il risultato differisce da quello della pasta fresca e secca oggi diffusa e celebrata in Occidente. 

Dal Medio Oriente all'Europa

«La pasta è nata come variante del pane, - scrive Montanari -, sottile, non lievitata (ma talvolta sì), a volte essiccata per favorirne la conservazione». Se ne fanno risalire le origini geografiche all'Asia, tra Egitto e Mesopotamia. Tra antica Grecia e mondo latino si diffonde la pasta fresca, una sfoglia sottile e allungata nota come lagana. Furono poi gli arabi a introdurre in Italia la pasta secca, fatta di grano duro, messa in forma ed essiccata. Al tempo era conosciuta con il nome di itriyya.  

La tradizione araba arrivò in Sicilia, dove a metà del XII secolo si ha notizia della prima industria di pasta secca e lunga - cioè itriyya - della storia. Questa regione era perfetta per una produzione del genere: le condizioni geografiche del suolo e il clima favorevole, insieme all'acquisizione del know how, resero la Sicilia il granaio dell'impero romano, nonché la culla dell'industria della pasta di grano duro.

La pasta, arma segreta durante la pandemia

Il 2020 sarà ricordato come l'anno del Coronavirus. Chiusi in casa, limitati e angosciati dalla situazione, gli abitanti del pianeta hanno trovato conforto in un piatto di pasta. Uno studio internazionale rivela che 1 persona su 4 ne ha aumentato il consumo durante i mesi di lockdown, scegliendola come “piatto del cuore”, buono, sano, pratico e sostenibile, proprio nel momento più difficile. A confermare una delle immagini simbolo di inizio emergenza, quella di dispense e carrelli della spesa riempiti di pasta, è la ricerca Il consumo di pasta durante il lockdown, commissionata da Unione Italiana Food e Agenzia ICE - a DOXA, che ha intervistato un campione di oltre 5mila persone in Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Secondo la ricerca anche nelle diete proteiche come quelle anglosassoni, la pasta ha conquistato un posto importante: la consumano 9 americani su 10. Solo in Italia se ne consumano 23,1 kg pro capite. Interessante anche il "derby" dei formati più amati sul pianeta. Se gli italiani preferiscono la pasta corta e rigata, gli inglesi e gli americani scelgono la lunga. I tedeschi sono dei patiti di pasta fresca (ripiena e non), mentre i francesi la amano corta e liscia. Su una cosa però non si discute: la qualità. Infatti la pasta made in Italy è la prima scelta in tutto il mondo. Non a caso, è italiano un piatto di pasta su 4 al mondo, 3 su 4 in Europa. 

Stefania Leo