Addio a Gabriel Garcia Marquez: una vita tra letteratura e impegno politico

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"Aveva sentito dire che la gente non muore quando deve, ma quando vuole". "Gabo", così lo chiamavano gli amici, se n'è andato lasciando dietro di sé un grande vuoto umano e letterario.

Premio Nobel nel 1982, Gabriel Garcia Marquez è oggi considerato uno dei più importanti scrittori di lingua spagnola, secondo solo a Cervantes. 

Padre del cosiddetto realismo magico, Marquez è riuscito a dar vita a mondi e storie incredibili in cui il reale e il fantasioso convergono in un affascinante continuum narrativo capace di conquistare centinaia di migliaia di lettori.

"Cent'anni di solitudine" è stato forse il romanzo più famoso di uno scrittore prolifico e impegnato, i cui libri sono letti, tradotti e venduti in tutto il mondo. Considerato dal poeta cileno Pablo Neruda una “la più grande rivelazione in lingua spagnola dopo Don Chisciotte”, Marquez è stato un autore grazie al quale il Sudamerica ha preso coscienza della sua identità: diventando esempio e punto di partenza, sono stati molti i narratori che in lui hanno trovato l’ispirazione a raccontarsi e a raccontare il proprio travagliato paese.

Primo di sedici figli, Marquez nasce il 6 marzo 1927 ad Aracataca, in Colombia, da un papà telegrafista e una mamma chiaroveggente. Abbandonati gli studi di giurisprudenza, sarà la scrittura a diventare il terreno fertile sul quale farà crescere la sua identità umana e letteraria. "L'autunno del patriarca", "Cronaca di una morte annunciata" e "l'amore ai tempi del colera" sono tra i suoi romanzi più celebri, oggi pietre miliari della letteratura mondiale.

Ma Marquez non è stato un semplice scrittore o un acclamato giornalista: la sua penna è diventata voce dell'impegno civile che lo ha sempre contraddistinto. Giustizia, libertà e uguaglianza: queste le parole chiave del Marquez politico, ribadite anche nel suo memorabile discorso alla Cerimonia dei Nobel dell'82: "Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione [...] di una nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l'amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla Terra".

"Gigante della letteratura", così lo ha definito il New York Times, con Marquez se ne va uno dei più grandi letterati di tutti i tempi.