Federico Fellini tra cinema, sogni e realtà

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Il 20 gennaio 1920 nasceva Federico Fellini, il regista più visionario e innovativo che l'Italia abbia mai avuto. Ripercorriamo le tappe della sua (dolce) vita.

Federico Fellini. Non solo uno dei più grandi registi nella storia del cinema italiano, ma uno dei grandi maestri della settima arte a livello mondiale. Un genio della macchina da presa, sempre in bilico tra sogno e realtà, che nell’arco di quaranta anni ha ritratto nei suoi lungometraggi tanti personaggi memorabili. Vincendo quattro Oscar, più uno alla carriera.

Chi era Federico Fellini: infanzia e giovinezza

Nato il 20 gennaio 1920 a Rimini, Fellini ha mosso i primi passi come vignettista, collaborando con diverse riviste tra cui La Domenica del Corriere. Trasferitosi a Roma nel 1939, diventa una firma di punta del Marc'Aurelio, la principale rivista satirica dell’epoca: il successo come illustratore si traduce in importanti conoscenze e inaspettate offerte di lavoro. Fellini comincia a scrivere copioni di sua mano e nel 1941 viene chiamato a collaborare con l’Eiar, come autore radiofonico. Poco dopo inizia a firmare sceneggiature e, ormai dentro al mondo del cinema, nel 1950 esordisce alla regia con “Luci del varietà”, che dirige insieme ad Alberto Lattuada.

Il realismo onirico di Fellini

«L'unico vero realista è il visionario». Questa frase è una celebre citazione di Fellini, regista che ha nel realismo onirico il suo marchio di fabbrica. Apparentemente un ossimoro, che è presente alla perfezione nelle pellicole del cineasta romagnolo, i cui lavori si reggono sul rapporto tra questi due poli opposti: l’estremo realismo e la proiezione onirica, che si fondono.

I film più famosi

Il primo film firmato Fellini è “Luci del varietà”, del 1950. L’ultimo “La voce della luna” del 1990. Ecco le pellicole più celebri del regista italiano.

L’esordio: Lo sceicco bianco (1952)

Due anni dopo “Luci del varietà”, Fellini firma il primo film tutto suo: “Lo sceicco bianco”, con Flaiano coautore della sceneggiatura e una grande interpretazione di Alberto Sordi, nel ruolo di un eroe dei fotoromanzi, che ha un tresca con una sposina in viaggio di nozze a Roma. Curiosità: un cameo di Giulietta Masina nei panni di una prostituta sarà di ispirazione per Le notti di Cabiria (1957).

Il successo: I vitelloni (1953)

Film dal sapore autobiografico I vitelloni, che racconta la vita di provincia di un gruppo di cinque amici di una città di mare, dediti a giornate passate nell’ozio al bar, tra partite di biliardo, amori passeggeri e progetti vani. La pellicola, a differenza de “Lo sceicco bianco”, ha un'accoglienza entusiastica.

Il primo Oscar: La strada (1954)

Il primo Oscar e dunque la consacrazione internazionale arriva per Fellini con “La strada”. Girato nel 1954, questo film ricco di poesia, ambientato nel mondo del circo, racconta il turbolento rapporto tra Gelsomina e Zampanò, due artisti di strada intepretati da Giulietta Masina e Anthony Quinn.

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La trasgressione: La dolce vita (1960)

Il 1960 è l’anno de “La dolce vita”, il film che fotografa appunto la Dolce Vita romana, periodo in cui Cinecittà rivaleggia con Hollywood per qualità delle produzioni e la Capitale si affolla di star. Protagonista del film Marcello Mastroianni, che insieme alla svedese Anita Ekberg dà vita all’iconica scena della Fontana di Trevi. Il fotoreporter che accompagna il personaggio di Mastroianni si chiama Paparazzo: da questo momento in poi i fotografi delle star si chiameranno così.

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L’innovazione: 8½ (1963)

Ancora Mastroianni protagonista, nei panni di un regista confuso alle prese con la sua prossima opera. Considerato il capolavoro di Fellini (che si ispira a una sorta di “amnesia creativa” da lui stesso vissuta), il film deve il titolo al fatto che viene girato dal cineasta romagnolo dopo sei pellicole intere più tre "mezzi" film, codirette con altri registi.

La nostalgia: Amarcord (1973)

Ambientato nell’antico borgo di Rimini da una primavera all’altra dei primi Anni ‘30, Amarcord è uno dei film più noti di Fellini. Il titolo è l’univerbazione della frase “a m'arcord”, che in dialetto romagnolo vuol dire: “io mi ricordo”. Negli anni successivi si è affermato come neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave nostalgica.

Gli ultimi lavori: Il Casanova (1976)

L’ultimo grande lavoro del regista è Il Casanova di Federico Fellini, film vincitore dell’Oscar ai migliori costumi con Donald Sutherland protagonista. Il cineasta romagnolo girerà poi altre sei pellicole, fino a “La voce della Luna” nel 1990.

I premi Oscar

Sono quattro le opere di Federico Fellini che hanno vinto l’Oscar al miglior film in lingua straniera: “La strada”, “Le notti di Cabiria”, “” e “Amarcord”. Candidato altre dodici volte come regista o sceneggiatore, ha ricevuto nel 1993 l’Oscar alla carriera. Fellini ha vinto inoltre due volte il David di Donatello come miglior regista e una Palma d’oro al Festival di Cannes.

La vita privata

Federico Fellini si è sposato solo una volta, con l’attrice Giulietta Masina che è stata sua musa. Ma nel corso della sua vita ha avuto diverse relazioni extraconiugali.

Giulietta, Sandra e le altre

Fellini ha conosciuto Masina negli anni della radio. Suo il copione di Cico e Pallina, show radiofonico la cui protagonista femminile era proprio la futura moglie, incontrata nel 1942 e sposata l’anno successivo. Tra le sue relazioni extraconiugali, la più famosa è quella con Sandra Milo, che ha raccontato di essere stata l’amante del regista per ben 17 anni. Fellini ha avuto poi flirt con Anita Ekberg, con la scrittrice femminista Germaine Greer, con la farmacista farmacista Anna Giovannini, che lo aiutò a uscire dalla depressione.

Quel figlio morto dopo 15 giorni

Fellini e Masina nel 1945 hanno avuto il figlio Pier Federico: nato dopo una gravidanza complicata, il piccolo è però morto appena un mese dopo la nascita. Sposati nella buona e nella cattiva sorte per 50 anni, Federico e Giulietta se ne sono andati a meno di cinque mesi di distanza: il regista il 31 ottobre 1993, l’attrice il 23 marzo 1994.

L’eredità e l’ispirazione: i registi “felliniani”

Non sempre compreso dalla critica, Fellini ha lasciato un’importantissima eredità nel mondo del cinema. Autori come Woody Allen e Martin Scorsese, ad esempio, da sempre lo associano ai più grandi di tutti i tempi: Ingmar Bergman, Akira Kurosawa, Luis Buñuel. Ma non sono certo gli unici. Ecco altri quattro registi “felliniani”.

Paolo Sorrentino

Un regista certamente “felliniano” è Paolo Sorrentino, che con il recente “È stata la mano di Dio” ha firmato il suo “Amarcord”. La figura del cineasta romagnolo viene tra l’altro evocata proprio all’inizio della pellicola. «Fellini era un genio. Tutti noi venuti dopo, incluso me, siamo solo dei volgari imitatori», ha detto il regista napoletano.

Wes Anderson

L’immaginifico Wes Anderson è talmente “devoto” a Fellini che, in occasione del centenario della nascita, è uscito “Fantastic Mr Fellini”, intervista-documentario scritta e diretta da Francesco Zippel, in cui il regista di “Grand Budapest Hotel” parla del suo amore per tutti i film di Fellini.

David Lynch

La componente onirica è un elemento fondamentale nella filmografia di David Lynch, che tra l’altro condivide con Fellini il giorno del compleanno. I due si sono incontrati di persona in un paio di occasioni. «Fellini mi disse che era triste perché i giovani stavano perdendo l'amore per il cinema», ha raccontato una volta il regista statunitense, che ha tra gli hobby principali la pittura: nel 2019 è stato protagonista della mostra “David Lynch Dreams - A Tribute to Fellini”, allestita a Rimini, con litografie ispirate ai lavori del maestro italiano.

Quentin Tarantino

Tra i registi felliniani non si può infine non citare Quentin Tarantino, che non ha mai nascosto l’ammirazione per i maestri del nostro cinema: la famosa scena del ballo tra Uma Thurman e John Travolta nel film “Pulp Fiction” è tra l’altro un evidente omaggio a quella inscenata tra Barbara Steele e Mario Pisu in “8½”.