George Méliès e la grande magia del cinema

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Padrino della settima arte, inventore del montaggio, mago degli effetti speciali. Le cose da sapere sul cineasta francese.

Regista, attore e illusionista. Questo fu George Méliès, uno dei pionieri della settima arte, riconosciuto come il secondo padre del cinema (dopo i fratelli Lumière, che lo inventarono) per l’enorme contributo alla genesi del suo linguaggio. Quello di Méliès, appunto, fu il cinema delle illusioni, pensato per lasciare a bocca aperta il pubblico, come già era abituato a fare da prestigiatore: ci riuscì grazie al massiccio uso di effetti speciali e, più in generale, alla sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative.

Chi era George Méliès

Nato l’8 dicembre 1861, dunque 34 anni prima della nascita del cinema, Méliès viene considerato l’inventore della regia in senso stretto. Fu lui, infatti, ad usare per primo il montaggio, fondamentale nello sviluppo della narrazione

Gli esordi come prestigiatore

Nato a Parigi in una famiglia artigiani calzaturieri, fin da giovanissimo Méliès si interessò al teatro e, soprattutto, alla prestidigitazione. Nel 1888 riuscì ad acquistare il teatro Houdin, fondato dal celebre illusionista Robert Houdin, specializzato in spettacoli di magia e in cui venivano anche utilizzati lanterna magica e kinetoscopio.

La scoperta della settima arte

Alla ricerca di nuovi trucchi da utilizzare nei suoi spettacoli, il 28 dicembre 1895 Méliès andò a vedere la prima proiezione cinematografica dei fratelli Lumière, in programma al Salon indien du Grand Café. Colpito dal cinématographe e intuendo le potenzialità del nuovo mezzo, chiese invano ai Lumière di vendergli una cinepresa. Incassato il rifiuto, decise di costruire da solo un proprio apparecchio ottico per riprendere le immagini in movimento. Cominciò così una sua propria produzione di brevi filmati.

L’invenzione del montaggio

L’idea di Méliès, inizialmente, era quella di fare piccole proiezioni a teatro, come integrazione dei suoi spettacoli magici. Ben presto, però, andò oltre l’illusionismo iniziando a raccontare vere e proprie storie, in cui trasferì i trucchi del mestiere, dall’uso di specchi alle esplosioni, fino alle cortine di fumo. Ma aggiunse qualcosa, che rendeva possibile trucchi altrimenti impossibili: il montaggio, usato per la prima volta nel film Escamotage d'une dame chez Robert-Houdin (1896), in cui una donna, nascosta sotto un telo, viene fatta sparire. Méliès interruppe la ripresa, la fece uscire di scena e poi ricominciò a filmare come se non ci fosse stato nessun intervallo: l’abc del cinema, che fu lui a concepire.

La Maschera funeraria

A Méliès è attribuita l'invenzione del montaggio e anche degli effetti speciali, che insieme contribuirono alla nascita del cinema fantastico e fantascientifico. La settima arte degli albori si limitava a riprendere scene di vita quotidiana, mentre il cinema di Méliès raccontava storie, certamente brevi ma caratterizzate da elementi sovrannaturali o stranianti, oppure ambientate in altri mondi, ispirandosi alla letteratura del tempo. Ci riuscì unendo trucchi di tipo teatrale (corde per far volare le persone, macchinari scenici) ad altri cinematografici, mutuati in alcuni casi dalla fotografia: a Méliès si devono i primi esperimenti sulla sovrimpressione e sulla dissolvenza, così come l’uso della stop-motion e lo spostamento della cinepresa avanti e indietro, per ingrandire e rimpicciolire un soggetto. Fu anche il primo a usare il colore, dipinto a mano sulla pellicola, così come la tecnica del mascherino-contromascherino, che permetteva di dividere l’inquadratura in più parti, impressionate in momenti diversi.

Ascesa e declino del cinema delle illusioni

Il realismo della fotografia in movimento dava grande credibilità ai trucchi mostrati: il successo di Méliès, che nel 1897 aveva allestito uno dei primi teatri di posa cinematografici, fu enorme. E influenzò gli altri cineasti dell’epoca. Particolarmente prolifico, nel giro di pochi anni Méliès si trovò a fare i conti con un pubblico più esigente, desideroso di storie più lunghe, articolate, coerenti. Senza alle spalle una grossa società di produzione, non riuscì a stare al passo con i tempi, interrompendo o quasi la produzione a partire dal 1909. Cinque anni dopo, allo scoppio della Prima guerra mondiale, il cinema francese entrò in crisi e Méliès, già in difficoltà, dichiarò bancarotta ritirandosi dalle scene. Finito insieme ai suoi lavori nell’oblio, negli anni successivi aprì un chiosco di giochi e trucchi magici nella stazione ferroviaria di Montparnasse. Negli Anni Trenta il suo cinema fu riscoperto dal movimento surrealista e, dopo una grande campagna di stampa, condotta dai cine-giornali, nel 1931 fu insignito della Legion d’Onore per meriti artistici. L’anno successivo, grazie all'interessamento di un sindacato cinematografico, ricevette una pensione e si ritirò in una casa di riposo per artisti nel castello del parco d'Orly. Scomparso nel 1938, Méliès riposa nel cimitero parigino di Père-Lachaise.

I film più famosi di Méliès

Méliès diresse più di 500 film tra il 1896 e il 1914, di durata variabile tra uno e 40 minuti: ce ne sono pervenuti poco più di 200, alcuni frammentari.

1. Le manoir du diable (1896)

Spesso citato come il primo film horror, anche se le scene di questo film muto sono caratterizzate da numerosi elementi di pantomima, Le manoir du diable è una breve storia dall'atmosfera gotica ambientata in un castello medievale, in cui, con trucchi rudimentali e scenografie di cartapesta, si svolge un combattimento tra Mefistofele e dei cavalieri. Considerato a lungo perduto, una copia della pellicola fu ritrovata nel 1988 all'interno del New Zealand Film Archive.

2. La lune à un mètre (1898)

Riprende il tema di un precedente spettacolo teatrale del 1891, “Les farces de la lune ou les Mésaventures de Nostradamus”. Un lavoro ambizioso da parte di Méliès, che creò una storia di lunghezza tripla, con una scena unica ma che cambia spesso per effetto di sparizioni, apparizioni e mutamenti, in un continuo rocambolare di effetti teatrali e cinematografici. Con questo film il regista si avvicinò al tema della Luna, centrale poi nei suoi capolavori.

3. L'Homme à la tête en caoutchouc (1901)

Questo film, in cui uno strano scienziato gonfia a dismisura una testa, è una delle migliori realizzazioni di Méliès per quanto riguarda la padronanza degli effetti speciali: mirabile in particolare l’uso dell'ingrandimento/rimpiccolimento delle figure.

4. Viaggio nella Luna (1902)

Ecco il film più conosciuto (anche da chi non l’ha mai visto) di Méliès, con la famosissima scena del razzo che si pianta nell’occhio della Luna, “sfortunato” satellite dal volto umano. La scena entrata nell'immaginario collettivo, ha segnato la storia del cinema ed è una delle sequenze che hanno fatto la storia della settima arte. Ispirato all'opera di Jules Verne, Viaggio nella Luna è considerato il primo film di fantascienza.

5. Viaggio attraverso l'impossibile (1904)

Il film, che descrive un tumultuoso viaggio a bordo di un fantastico treno che porta i passeggeri sulle Alpi, su altri pianeti e poi anche sotto al mare, riprende e sviluppa lo schema del Viaggio nella Luna: è considerato uno dei capolavori di Méliès, sia per la complessità che per la vivacità della narrazione.

Méliès nella cultura pop

Méliès, figura fondamentale per lo sviluppo del linguaggio cinematografico, è stato nel corso dei decenni oggetto di numerose citazioni e omaggi. Se ne ricordano due in particolare.

Hugo Cabret

Nel 2011 Martin Scorsese girò Hugo Cabret, adattamento cinematografico del romanzo illustrato di Brian Selznick che vede tra i protagonista proprio la figura di George Méliès, interpretato da Ben Kingsley. La pellicola mostra tra l’altro la struttura in vetro che il regista francese fece costruire nel suo giardino, in modo che la luce del sole potesse illuminare nel modo migliore le inquadrature.

Méliès regista postumo di un video rock

Il videoclip di Tonight, Tonight, uno dei brani più conosciuti degli Smashing Pumpkins, prende spunto e omaggia la pellicola muta Viaggio nella Luna, con un sapiente uso di effetti speciali artigianali: vinse in ben cinque categorie agli MTV Video Music Awards 1996.

Matteo Innocenti