Giacomo Leopardi dalla letteratura al grande schermo: lo scrittore diventa star del cinema

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Sin dall’antichità le dottrine filosofiche si interrogano sul significato dell’esistenza umana, avanzando al riguardo diverse teorie. Una delle più controverse viene concepita a fine XVIII secolo dalla corrente di pensiero nichilista, che sviluppa argomentazioni inerenti alla “mancanza assoluta di senso della realtà”. Un approccio alla vita negativo e disfattista, secondo cui l’intera esistenza risulterebbe priva di scopo e valore etico. Una mentalità di carattere pessimista, che persino uno dei primi letterati d’Europa, Giacomo Leopardi (1798 - 1837), condivide a fondo.

La sua malinconica delusione nei confronti di tutto ciò che concerne il vivere quotidiano traspare chiaramente nelle sue opere. In “A se stesso”, per citarne una tra le più note, alcuni versi descrivono la vita come amaro e noia, e il mondo come fango. Senza perdere l’occasione di usare un tono disilluso sull’amore, definito “inganno estremo”, e di concludere alludendo all' "infinita vanità del tutto”.

Un tema e un personaggio appartenenti alla storia, ma ancora oggi di grande interesse culturale. Un intreccio tornato attuale grazie all’arte cinematografica, raccontato con maestria nel film “Il giovane favoloso”. La pellicola, presentata alla 71esima Mostra Internazionale di Venezia 2014, è diretta da Mario Martone, già regista di “Noi credevamo”, colossal sul Risorgimento. Ispirata al geniale autore marchigiano, interpretato da un intenso Elio Germano, narra le vicissitudini di un’anima intellettuale tormentata e di un corpo dolorante a causa delle precarie condizioni di salute.

La trama si concentra principalmente su tre periodi di tempo: inizia dall’opprimente gioventù a Recanati, borgo natio dove il piccolo Giacomo impiega le giornate nella biblioteca di casa, senza contatti con l’esterno, dedicandosi a uno studio “matto e disperatissimo”. Nei primi 14 anni, il padre Monaldo e i due precettori Don Torres e Don Sanchini mettono a disposizione di Leopardi circa 10.000 volumi grazie ai quali accede ai classici e si esercita nel tradurre soprattutto il latino, l’ebraico, il greco e l’inglese.

Successivamente la ricostruzione dei fatti trasporta il protagonista ormai ventiquattrenne a Firenze, desideroso di nuovi orizzonti, di libertà, di conoscenza e speranzoso di trovare ambienti culturalmente più stimolanti. Mentre si innamora dell’irraggiungibile nobildonna Fanny Targioni Tozzetti, “bellissima e cortese di modi, eccellente nella pittura e nelle lingue moderne”, il poeta frequenta il Gabinetto Vieusseux, circolo scientifico-letterario dove incontra i più importanti esponenti dell’alta società contemporanea, tra cui Alessandro Manzoni. Ma in particolare stringe una forte amicizia con Antonio Ranieri (futuro deputato e senatore) con il quale poi si trasferisce a Napoli.

È nel capoluogo campano che termina il suo viaggio alla ricerca della pace interiore tanto sognata e della stabilità economica mai ottenuta. Nella città dove viene prima celebrato, poi criticato, emarginato e infine insultato per la deformazione fisica che gli costa il soprannome di “ranocchio”. È proprio lì che le sue energie si consumano definitivamente per via della tubercolosi ossea che lo porterà a una morte prematura.

Nella sua interezza il film di Martone trasmette con efficacia la pluralità di sensazioni e sentimenti che Leopardi sin da bambino alimenta con estrema sensibilità. I suoi stati d’animo e le sue riflessioni infatti sono sempre l’origine e lo specchio dei capolavori che compone. Come rivela Germano a fine riprese “è stato bello perdersi nelle parole di Giacomo”. Perché, seppur poco attraente esteticamente, lo scrittore appena si esprime risulta seducente, almeno con la forza della dialettica.

Si tratta di un uomo infelice e sfiduciato, convinto che “si passa senza lasciare traccia”. Oggi però un motivo per accennare un sorriso, per sentirsi amato, per provare il brivido dell’entusiasmo lo avrebbe. Lui, a differenza di quello che pensava, un segno lo ha lasciato. Indelebile.

Scritto da Simone Salvetti