Pasolini per sempre: la vita, la morte, la lucida preveggenza

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Chi era PPP, artista e intellettuale, voce critica e lucidissima di un'Italia dai mille volti.

Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore, drammaturgo. E poi anche pittore, linguista, traduttore, autore di canzoni. Quello di Pier Paolo Pasolini è un nome scolpito a caratteri cubitali nella storia della cultura italiana del Novecento. Una figura controversa la sua, capace di suscitare polemiche a causa dei giudizi critici nei confronti della società e, perché no, della sua omosessualità. Avvolta ancora nel mistero è la sua morte, avvenuta il 2 novembre 1975. Ripercorriamo la vita di Pier Paolo Pasolini.

L’infanzia e l’adolescenza

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922 da madre friulana e padre romagnolo. Durante l’infanzia si sposta di frequente, a seguito del papà che è militare: vive a Parma, Conegliano, Casarsa della Delizia, Belluno, Sacile, Cremona, Scandiano. Infine si trasferisce a Bologna, dove frequenta il liceo e l’università.

Il periodo universitario e la militanza politica

Iscrittosi con un anno di anticipo alla Facoltà di Lettere, nella sua città natale Pasolini vive anni universitari estremamente formativi: si appassiona al cinema, allo sport e in particolare al calcio, alle arti figurative, alimentando nel frattempo l’amore già esistente per lettura e scrittura.

Tra il 1942 e il 1949 Pasolini torna a vivere con la famiglia a Casarsa della Delizia, paese natale della madre in Friuli, ritenuto un luogo più sicuro dove attendere la fine della guerra. Non sarà così: dopo l’armistizio, la zona è oggetto di bombardamenti e rastrellamenti dei fascisti. A febbraio del 1945 il fratello 19enne Guido viene ucciso, insieme ad altri partigiani della Brigata Osoppo nell'eccidio di Porzûs. Dopo la fine del conflitto, Pasolini si iscrive al PCI di Udine (a Bologna aveva aderito brevemente alla Gioventù italiana del Littorio), da cui verrà però espulso nel 1949, a seguito di accuse di corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico, da cui verrà assolto.

Gli anni 50 a Roma

Nel 1950 Pasolini si trasferisce con la madre a Roma. Nella Capitale, per cercare di sbarcare il lunario, lavora come insegnante e correttore di bozze, inoltre si iscrive al sindacato comparse di Cinecittà. È in questo periodo che continua a scrivere i romanzi che aveva cominciato in Friuli, Atti impuri, Amado mio e La meglio gioventù, iniziandone altri e dedicandosi alla poesia, stringendo al contempo amicizia con le importanti figure letterarie dell’epoca.

I romanzi e le poesie

Nel 1953 scrive il poemetto L'Appennino, che farà da apertura a Le ceneri di Gramsci (1957). L’anno seguente pubblica La meglio gioventù, raccolta di poesie in friulano con cui vince il premio “Giosuè Carducci”. Sempre nel 1954, collabora alla sceneggiatura del film La donna del fiume, avvicinandosi al cinema. Nel 1955 arriva nelle librerie una delle sue opere più celebri: Ragazzi di vita, romanzo sulla vita dei ragazzi delle borgate romane, seguito nel 1959 da Una vita violenta. Nel frattempo termina anche Il sogno di una cosa, iniziato nel periodo friulano.

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LaPresse

Ragazzi di vita e la denuncia per oscenità

Ragazzi di vita, romanzo con al centro adolescenti del sottoproletariato che vivono di espedienti, è un grande successo di pubblico. Ma viene accusato di oscenità, a causa del tema della prostituzione maschile: Pasolini subisce un processo per pornografia, da cui sarà assolto.

Gli anni ‘60 e l’esordio al cinema come regista

All’inizio degli Anni ‘60, Pasolini passa al cinema. Esordisce alla regia con Accattone (1961), trasposizione dei temi letterari di Ragazzi di vita e Una vita violenta. Poi si cimenta dietro alla macchina da presa con Mamma Roma (1962), Il vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1965), Edipo re (1967) e Medea (1969).

I film più controversi

Oltre a quelli già citati, Pasolini firma altri film, decisamente più controversi, a causa dei quali finisce nell’occhio del ciclone.

“La ricotta” e l’accusa di vilipendio alla religione di Stato

Ro.Go.Pa.G. (1963) è un film diviso in quattro episodi: Pasolini (il “Pa” del titolo) dirige il terzo, intitolato La ricotta. Protagonista la comparsa che interpreta il ladrone buono in un film sulla passione di Cristo che, tra varie vicissitudini sul set, tenta di mangiare il proprio pranzo. Alla fine, mentre è sulla croce, il cibo ingurgitato gli provoca un'indigestione fatale. La ricotta costa a Pasolini una condanna per vilipendio della religione di Stato, mitigata poi per subentrata amnistia.

Teorema: il sequestro per oscenità

Ro.Go.Pa.G. viene sequestrato e torna nelle sale solo nel 1968, l’anno di Teorema, pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Pasolini, appena pubblicato. Subito dopo l’uscita, la Procura di Roma ordina il sequestro del film per “per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava”.

Comizi d’amore e la critica alla società degli anni '60

Tra La ricotta e Teorema, Pasolini firma il documentario Comizi d’amore, film-inchiesta in cui attraversa lo Stivale intervistando gli italiani, dagli intellettuali ai contadini, su un tema tabù come la sessualità, mettendo in luce ignoranza e moralismi che affliggono la sfera privata dell’epoca. Con gli Scritti corsari, ovvero gli articoli pubblicati su varie testate poi riuniti in una raccolta nel 1975, Pasolini criticherà invece il perbenismo e il conformismo, responsabili del degrado della società nel decennio successivo.

Trilogia della vita e la sfida alla morale borghese

Nei primi Anni 70, Pasolini si dedica la progetto cinematografico della “Trilogia della vita”: Il Decameron (1971), tratto dalle novelle di Boccaccio, I racconti di Canterbury (1972), dall’opera di Chaucer e Il fiore delle Mille e una notte (1974), ispirato alla raccolta di racconti orientali. Le tre pellicole, che rielaborano le storie dei tre volumi in chiave grottesca ed erotica, vedono la presenza degli attori Ninetto Davoli e Franco Citti, veri e propri “feticci” del regista Pasolini.

Il suo ultimo film: Salò o le 120 giornate di Sodoma

Dopo la Trilogia della vita, Pasolini dà avvio alla "Trilogia della morte": prima pellicola Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), che si rivelerà il suo ultimo e più discusso film. La pellicola, ambientata nel 1944 in una villa isolata, vede un gruppo di fedelissimi repubblichini dare sfogo a tutte le proprie voglie più estreme su alcuni giovani prigionieri. Respinto dalla censura, arriva in sala dopo la morte del regista: tagliato e vietato ai minori, viene comunque sequestrato dopo l’uscita.

Le denunce, i processi e le passioni proibite

Tra vita privata e carriera artistica, Pasolini è oggetto di 33 processi per le imputazioni più varie, oltre ai sequestri di quasi tutte le sue opere: si va da atti osceni in luogo pubblico alla diffamazione a mezzo stampa, fino al vilipendio alla religione e agli innumerevoli procedimenti per oscenità. A un certo punto viene anche accusato di una rapina a mano armata ai danni di un benzinaio. Nella maggior parte dei casi, Pasolini viene assolto in primo grado o in appello. 

Il giallo della morte

Pasolini muore nella notte del 2 novembre 1975, massacrato di botte e travolto a più riprese dalla sua stessa auto, sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, dove viene ritrovato sena vita il mattino dopo da una passante. L’esecutore materiale dell’assassinio, viene accertato, è Pino Pelosi, “ragazzo di vita”, che Pasolini aveva caricato in macchina. Ma il delitto, a distanza di decenni, rimane avvolto nel mistero.

Pasolini: le profezie che si sono avverate

Consumismo esasperato, omologazione della società, televisione diventata medium di massa i grado di alienare le persone, aumento del senso di solitudine. Acuto osservatore, nel corso degli anni Pasolini fece diverse “profezie” e molte di esse si sono in effetti avverate.

Le frasi celebri

Ecco alcune frasi celebri di Pier Paolo Pasolini. 

  • La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza. 
  • In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.
  • Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui. 
  • Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.

 

Matteo Innocenti