Rino Gaetano: un dolce ricordo

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Un artista ribelle, visionario, ironico, brillante, innovativo: a 40 anni dalla sua tragica morte, ricordiamo Rino Gaetano.

Rino Gaetano, una breve biografia

Il 29 ottobre 1950, a Crotone, nasceva Salvatore Antonio Gaetano, noto al mondo come Rino. Aveva appena dieci anni quando la sua famiglia si trasferì a Roma e lui, ancora piccolo, fu costretto a seguirli. Dopo aver ottenuto il diploma da ragioniere, suo padre provò ad indirizzarlo verso il lavoro in banca, ma Rino aveva altri progetti per la sua vita: voleva diventare un cantautore. Aveva una personalità molto particolare, era anticonformista e umorista già proiettato al futuro. Guardava il mondo con onestà, senza paura di esporsi e parlare della realtà che lo circondava. Voleva cantare l’Italia del tempo, quella dei ladri e dei braccianti, la natura dell’uomo, la sua vita e l’amore, con il sorriso, i giochi di parole e un canto liberatorio. 

La sua volontà e la sua testardaggine gli permisero di percorrere la strada tanto desiderata. 
Compì il grande salto in cima alle classifiche con “Ma il cielo è sempre più blu”, fece molto parlare di sé con un brano controverso come “Nuntareggae più”, ottenne critiche con “Berta filava” ed il suo racconto del compromesso storico, cantò l’amore con “A mano a mano”.

Il 2 giugno 1981, però, morì tragicamente in un incidente stradale. Era in via Nomentana, a bordo della sua nuova volvo 343 quando si scontrò con un camion proveniente dalla parte opposta.

L’Italia degli anni 70 nelle più belle canzoni di Rino Gaetano

Tra le strofe di Rino Gaetano, apparentemente leggere e disimpegnate, si cela una limpida e forte denuncia sociale. Il cantautore sondava l’animo umano e componeva canzoni ermetiche ed introspettive. Parlava di un’Italia funestata dalle lotte sociali, dagli scandali politici e da un’incalzante crisi economica e petrolifera attraverso metafore, fini allusioni e melodie allegre.

Ma è il cielo è sempre più blu: il Paese delle contraddizioni

Parole semplici ma estremamente potenti, immagini vivaci e prosaiche, l’insofferenza e la forza del contrasto: “Ma il cielo è sempre più blu” (1975) è il ritratto di un’Italia lacerata dalle contraddizioni, dalle disuguaglianze sociali e dalle frustrazioni individuali. Una provocazione, una denuncia sociale espressa attraverso il racconto di situazioni tratte dalla vita di tutti i giorni che si contrappongono all’incedere allegro e danzante di una musica ironica e spensierata. Sono tutti indaffarati, in preda ad una frenesia difficile da descrivere. C’è chi vuole l’aumento, chi scrive poesie, chi sogna i milioni, chi è morto d’invidia o di gelosia, ci sono tutti, ugualmente insoddisfatti. Poi uno squarcio di cielo blu, sempre più blu, che avvolge quei giorni roventi, come a ricordare che nonostante le differenze, siamo tutti parte di qualcosa di più grande.

Aida, Gianna e Berta filava: le donne di Rino Gaetano

Tra i titoli delle canzoni di Rino Gaetano, anche le più celebri, figurano spesso nomi di donne. Ma Aida, Gianna e Berta non sono le protagoniste di romantiche storie d’amore vissute nel corso della sua gioventù. 

Dietro Gianna si nasconde un’intera classe sociale, mediocre e corrotta, che non ha interesse ad agire per un mondo migliore ed è unicamente guidata dalla necessità di raggiungere il proprio godimento e la propria soddisfazione personale.

Berta filava, invece, canzone apparentemente insensata e banale, nasconde un profondo significato legato all’attualità politica di metà anni ’70 e una dedica ad Aldo Moro

Aida, infine, con “i suoi tabù, le sue madonne e i suoi rosari” incarna quella tradizione millenaria che è parte integrante della storia italiana, una storia di tragedie e contraddizioni

I nomi di donna, quindi, fungono da espediente per raccontare l’Italia, per far risaltare i vizi e le abitudini assurde di un popolo che spesso sentiva di dover criticare. Ma nonostante le ideologie illusorie, le criticità proprie del secondo dopoguerra e le trame politiche, Rino Gaetano, con la sua voce ruvida e un’ironia senza eguali, non ha mai risparmiato una sofferta dichiarazione d’amore alla grottesca Italia di quegli anni. Aida, come sei bella!

di Claudia Monticelli