10 animali che vanno in letargo

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Il letargo è una delle strategie più affascinanti che la natura abbia sviluppato per garantire la sopravvivenza: attraverso una variegata serie di comportamenti che inducono un rallentamento estremo delle funzioni vitali, gli animali riescono a superare periodi in cui cibo e acqua scarseggiano o le condizioni climatiche diventano estreme, dimostrando quanto l’istinto di sopravvivenza riesca a sviluppare ingegno e flessibilità.

Il letargo è una strategia di sopravvivenza sorprendentemente sofisticata, che consente a molte specie di adattarsi a condizioni climatiche estreme o a lunghi periodi di scarsità di cibo. Non si tratta di un semplice sonno, ma di una trasformazione fisiologica profonda che coinvolge metabolismo, respirazione, funzionamento del cuore e regolazione termica. Alcuni animali ricorrono al letargo in inverno per superare freddo, neve e digiuno forzato; altri lo utilizzano in estate per proteggersi da caldo intenso, siccità e rischio di disidratazione.

Scopriamo insieme come funziona davvero il letargo, quali meccanismi lo rendono possibile e quali sono dieci animali che lo adottano, suddivisi tra specie che entrano in torpore estivo (estivazione) e quelle che invece si preparano al letargo autunnale e invernale (ibernazione).

Cos’è e cosa fanno gli animali in letargo 

Il letargo non è un semplice sonno: si tratta in realtà di una strategia evolutiva sorprendentemente sofisticata che permette agli animali di sopravvivere quando il cibo scarseggia o le condizioni ambientali diventano estreme. Durante questo periodo di torpore, il corpo rallenta drasticamente: la temperatura corporea si abbassa fino a pochi gradi sopra quella dell’ambiente, il metabolismo scende al 2–5% del normale, il battito cardiaco diventa lento e irregolare e anche la respirazione rallenta, intervallata da pause molto lunghe. Tutto il corpo si nutre quasi esclusivamente delle riserve di grasso accumulate in precedenza.

Questi cambiamenti, che per un essere umano sarebbero letali, sono controllati con precisione dal cervello, che mantiene un minimo livello di vigilanza per proteggere la vita. Durante il letargo, poi, molti animali si risvegliano brevemente per regolare l’equilibrio idrico, smaltire scarti metabolici e controllare che tutto funzioni correttamente.

Esistono due grandi forme di letargo:

  • Ibernazione, tipica dell’inverno – vuol dire infatti “svernare” - adottata da specie come ricci, marmotte e pipistrelli per superare freddo, neve e scarsità di cibo;
  • Estivazione, tipica dell’estate e dei climi caldi, usata da animali come alcune lumache o pesci polmonati per sopravvivere a caldo intenso e siccità.

Il letargo è solo una delle tante soluzioni che la natura ha creato per sfuggire a condizioni climatiche sfavorevoli: alcuni dormono per mesi, altri si spostano, altri ancora si adattano gradualmente. Gli uccelli migratori per esempio, sfuggono al freddo spostandosi verso climi più miti, dove il cibo è sempre disponibile; molti pesci e animali acquatici invece rallentano semplicemente il metabolismo o cercano acque più profonde e stabili, senza entrare in torpore completo. Tutte strategie diverse, ma con lo stesso obiettivo: sopravvivere quando la vita diventa difficile.

Animali che vanno in letargo in autunno (ibernazione invernale)

L’arrivo dell’autunno è il segnale per molte specie che l’inverno sta per portare freddo, neve e scarsità di cibo. L’ibernazione è un adattamento essenziale per sopravvivere ai mesi più rigidi, evitando sprechi energetici che potrebbero risultare fatali. Vediamo alcuni esempi di animali che vanno in letargo in autunno:

  1. Riccio europeo: uno degli ibernanti più conosciuti. Accumula grasso per tutta la bella stagione e cerca un rifugio isolato dove trascorrere l’inverno. Durante il letargo la sua temperatura corporea può scendere drasticamente, e ogni risveglio imprevisto rischia di consumare preziose riserve energetiche.
  2. Orso bruno: non iberna nel senso stretto del termine, ma entra in una dormienza profonda. Mantiene una certa stabilità termica e può reagire a stimoli esterni. Non mangia, non beve e non urina per mesi, riciclando i suoi scarti metabolici in un modo unico nel regno animale.
  3. Ghiro: è tra i mammiferi europei con il letargo più lungo (non per niente si dice “dormire come un ghiro”). Può trascorrere in torpore anche più di sei mesi, rallentando drasticamente il metabolismo. Le sue riserve di grasso sono fondamentali per arrivare alla primavera.
  4. Marmotta: vive in gruppi e si prepara al freddo scavando complesse tane sotterranee, ben isolate dal gelo. Durante il letargo la sua temperatura corporea precipita quasi ai livelli dell’ambiente esterno, e il metabolismo raggiunge valori minimi.
  5. Pipistrelli: molte specie europee e nordamericane ibernano in grotte e cavità naturali, dove temperatura e umidità sono stabili. Il letargo è essenziale per sopravvivere alla totale assenza di insetti. Qualsiasi disturbo può essere fatale, perché un risveglio richiede enormi quantità di energia.

Animali che vanno in letargo in estate (estivazione)

L’estivazione è meno nota, ma fondamentale per molte specie – quali anfibi, rettili e molluschi - che vivono in zone aride, soggette a lunghi periodi di siccità. In queste condizioni il pericolo principale non è il freddo, ma la disidratazione e il surriscaldamento. Vediamo quali sono gli animali che vanno in letargo in estate e quali soluzioni sorprendenti hanno sviluppato per proteggersi durante i mesi per loro più ostili:

  1. Lumache di terra: quando la temperatura aumenta e l’umidità cala, le lumache si ritirano nel loro guscio e lo sigillano con un epifragma, una sottile membrana che impedisce la perdita d’acqua. Possono rimanere inattive per settimane o mesi, consumando pochissima energia, fino al ritorno della pioggia. Questa strategia è vitale per sopravvivere agli ambienti mediterranei e ai periodi secchi.
  2. Riccio africano: a differenza del cugino europeo, soffre il caldo più del freddo. Quando la temperatura supera i suoi limiti fisiologici, entra in uno stato di torpore estivo che abbassa metabolismo e movimento, prevenendo la disidratazione. L’estivazione gli permette di superare ondate di calore intense e lunghi periodi di scarsità d’acqua.
  3. Coccodrillo del Nilo: nelle zone più aride del suo vasto areale, il coccodrillo può entrare in uno stato di dormienza quando i fiumi si prosciugano. Si rifugia in tane naturali o scavate nel fango, dove la temperatura è più stabile. Pur non essendo un letargo profondo come nei mammiferi, questo torpore riduce notevolmente l’attività e il fabbisogno energetico.
  4. Salamandre e anfibi desertici: molti anfibi che vivono in territori caldi passano lunghi mesi sottoterra, protetti dall’umidità del suolo. L’estivazione permette loro di sopravvivere in attesa delle piogge, che segnano il ritorno dell’attività e del periodo riproduttivo.
  5. Pesce polmonato africano: una delle forme più estreme di estivazione. Quando il fiume si asciuga, il pesce si seppellisce nel fango e crea un bozzolo protettivo. Vive grazie alla respirazione atmosferica e a un metabolismo ridottissimo, restando inattivo fino all’arrivo della stagione delle piogge.

Paola Greco

Foto di apertura: Michel VIARD su iStock