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Chi è l'Homo oeconomicus?

Nella microeconomia tradizionale l'agente economico razionale è spesso evocato con l'espressione homo oeconomicus, quasi ad alludere a una successione dell'homo sapiens. L'homo oeconomicus è infatti inteso come quell'agente che, avendo a disposizione una perfetta informazione e possedendo un sistema completo e ordinato di preferenze, è in grado di scegliere gli strumenti migliori per il conseguimento dei propri interessi.

La prima interpretazione dell'homo oeconomicus si deve a John Stuart Mill nel saggio Sulla definizione di economia politica (1836). Egli lo intende agente rivolto alla esclusiva massimizzazione della propria ricchezza pecuniaria da conseguire a prescindere da qualsiasi valutazione percepita come estranea al dominio dello studio dell'agire economico, siano esse valutazioni di carattere sociale, morale o relazionale.

Il modello che vede la razionalità dell'homo oeconomicus esercitarsi in un ambiente di cui, in virtù della perfetta informazione, conosce tutto, è stato criticato per il suo semplicismo. D'altra parte, passare a modelli più sofisticati, caratterizzati da interdipendenza strategica fra gli agenti, e pertanto dall'incertezza sullo stato futuro del sistema, e dalla limitatezza e costosità dell'informazione, richiede di considerare una razionalità capace di confrontarsi con scelte fra alternative probabilistiche. In tale contesto la razionalità egoistica risulta incapace di cogliere l'ottimalità caratterizzata da soluzioni cooperative, che per loro natura sono antitetiche al tradizionale atomismo individuale.

In conclusione, il paradigma dell'homo oeconomicus classico appare carente in un contesto incerto o di interdipendenza. Rimane comunque attuale la visione dell'agente economico come agente razionale nel senso di massimizzatore di una funzione obiettivo soggetta a vincolo.