Altre entrate

I contributi sociali

I contributi sociali sono prelievi obbligatori a carico del lavoratore e del datore di lavoro il cui fine è il finanziamento dei programmi di sicurezza sociale. I contributi sociali sono, da un lato, una delle maggiori fonti di entrata pubblica, in tutte le economie industrializzate, dall'altro, una delle principali componenti del costo del lavoro.

A causa di tale duplice ruolo le politiche contributive si trovano di fronte a problemi di non facile e univoca soluzione. Il progressivo invecchiamento della popolazione in atto nelle economie occidentali provoca la crescita delle spese previdenziali e sanitarie, delle quali i contributi sono la principale fonte di finanziamento. Al tempo stesso il peso dei contributi sociali sul costo del lavoro rende problematica una loro crescita al di sopra dei livelli attuali, soprattutto nei settori produttivi aperti alla concorrenza internazionale.

Le tasse

Le tasse sono entrate pubbliche prelevate a titolo di corrispettivo di un servizio fornito dallo Stato. In quanto associata alla domanda da parte del cittadino per una specifica prestazione pubblica, la tassa si distingue dall'imposta, che è invece una forma di prelievo effettuata al di fuori di vincoli di controprestazione. In termini di teoria economica, la tassa può quindi essere ricondotta al principio del beneficio, mentre l'imposta può essere associata a quello della capacità contributiva (o del sacrificio).

L'evoluzione dei moderni sistemi tributari ha assistito a una graduale compressione del ruolo delle tasse, gravate da elevati costi amministrativi, a vantaggio delle imposte e delle tariffe.

Le tariffe pubbliche

Le tariffe pubbliche sono i prezzi di beni o servizi forniti da un'impresa pubblica o da un'impresa regolamentata (trasporti ferroviari, aerei, navali e urbani, distribuzione di energia elettrica, di gas e di acqua e i servizi telefonici).

Nel caso in cui il bene sottoposto a tariffa venga prodotto in regime di monopolio naturale la politica tariffaria permette all'operatore pubblico di impedire che l'impresa produttrice fissi il prezzo a un livello superiore a quello che il mercato determinerebbe in un regime concorrenziale e che renderebbe massimo il benessere dei consumatori.

Le tariffe possono essere fissate in modi differenti a seconda dell'obiettivo perseguito. Se il bene è prodotto in regime di monopolio naturale il prezzo può essere posto pari al costo medio di produzione: in questo caso il bilancio dell'impresa sarà in pareggio. A causa del maggior peso dei costi fissi di produzione rispetto a quelli variabili il livello della produzione sarà a inferiore a quello concorrenziale che si otterrebbe in corrispondenza della quantità prodotta che realizza l'uguaglianza tra costi marginali e prezzo.

Alternativamente la tariffa può essere fissata a un livello pari al costo marginale di produzione. In questo caso, data la tecnologia di produzione delle imprese che agiscono in condizioni di monopolio, il bilancio risulterebbe però in disavanzo. La perdita può essere finanziata con l'introduzione di un'imposta in somma fissa. La difficoltà di applicazione di questa politica suggerisce l'adozione di politiche tariffarie di altro tipo. Per esempio, la tariffa può essere composta di due parti: la prima è una quota fissa, che consente di finanziare la perdita che l'impresa deve sostenere per produrre tutta la quantità di bene domandato dal mercato, mentre la seconda parte della tariffa è variabile e viene commisurata alla quantità di servizio offerto.

In generale la scelta del tipo di tariffa da applicare è collegata agli obiettivi di equità sociale perseguiti.