La scuola pitagorica

Fin dalle sue origini la filosofia in Grecia ha il carattere di ricerca associata: i "compagni" o filosofi si riuniscono per cercare insieme la verità e condividere la propria esistenza in una solidarietà di pensiero, di costume e di intenti. Infatti è la stessa ricerca filosofica che spinge il singolo pensatore alla comunicazione e alla messa in comune dei propri risultati. Questo aspetto della filosofia greca non è accidentale e spiega l'interesse costante dei filosofi per la politica. Un caso particolare ed emblematico è rappresentato dalla scuola pitagorica, dove la comunione di vita e di ricerca assume anche il carattere di associazione politica e religiosa. Infatti di Pitagora di Samo (Samo 570 - Metaponto circa 490 a.C.) come figura storica e del suo specifico pensiero conosciamo poco, sia perché egli non scrive nulla, sia perché dopo la sua morte i discepoli lo divinizzano e gli sono attribuite tutte le loro scoperte successive. I più importanti sono Filolao, Archita, Alcmeone, Epicarmo; essi si organizzano in una sorta di casta e lavorano in équipe, il patrimonio di conoscenze accumulato viene mantenuto segreto ed è ritenuto patrimonio comune. Inizialmente, nei secc. VI-V a.C., il pitagorismo si sviluppa nella Magna Grecia e ha carattere esoterico e comunitario. Il maestro parla da dietro una tenda, come un sacerdote e all'inizio il discepolo deve solo tacere e ascoltare. Pitagora viene considerato come un nume detentore della assoluta verità, tant'è vero che proprio a Pitagora e alla sua assoluta infallibilità è riferita per la prima volta l'espressione latina "ipse dixit" (egli in persona disse) che ancor oggi designa l'atteggiamento tipico del dogmatismo. Solo con Filolao, all'epoca di Socrate, il pitagorismo viene diffuso all'esterno della scuola, influenzando in maniera profonda il pensiero di Platone, soprattutto per ciò che concerne la dottrina dei principi e le tesi di fondo della morale e della visione dell'uomo. Nei primi decenni del sec. IV la scuola pitagorica della Magna Grecia entra in crisi. Tuttavia, non scompare, ma si trasforma in una filosofia nella sostanza eclettica con elementi aristotelici e platonici, che ci è stata tramandata nella forma dei cosiddetti Pseudopythagorica, ossia di scritti (falsamente) attribuiti a grandi pitagorici del passato (per esempio, ad Archita) nell'intento di dimostrare che il pensiero dei maggiori filosofi era originariamente di Pitagora.