Dottrina dell'amore, politica ed etica

In Platone la dottrina dell'amore è strettamente collegata alla ricerca dell'Uno, che a livello sensibile si manifesta come Bello: la figura mitologica di Eros è un demone mediatore, intermedio tra bruttezza e bellezza, tra sapienza e ignoranza, figlio di Penia (Povertà) e di Poros (Espediente): Penia è un'immagine della Diade, in quanto mancanza e privazione del Bene e del Bello; Poros è invece un'immagine della tensione verso il Bene e il Bello che coincidono con l'Uno. Platone afferma nel Simposio che amare (a tutti i livelli) consiste nel "fare, da due, uno". Dato che ci sono vari livelli di unità (fisica, spirituale, assoluta), Platone instaura una scala di amore, i cui gradini (amore per un corpo, amore per tutti i corpi, amore per l'anima, amore per tutte le anime, amore per le leggi, amore per le scienze, amore per le Idee) corrispondono a una progressiva ascesa verso la metempirica Idea del Bello che coincide con l'Uno-Bene.

Analogamente, il vero politico deve fare ordine il più possibile nello Stato, riducendo a tutti i livelli la molteplicità a unità: la città buona sarà quindi quella in cui prevale l'unità; la città cattiva sarà invece quella in cui predominano la molteplicità e il disordine a essa connesso.

Anche dal punto di vista morale individuale il bene e la virtù consistono, in ultima analisi, nel fare ordine interiore, ossia portare unità nelle molteplici e disordinate forze del nostro animo. Nella Repubblica questa coincidenza fra dimensione individuale della morale e quella collettiva della politica trova la sua massima espressione nel disegno della città-stato ideale, articolata in tre classi distinte (i governanti-filosofi, i guardiani, i produttori-artigiani) a cui corrispondono le tre parti dell'anima razionale, irascibile e concupiscibile.