Etica del discorso ed etica della responsabilità: Apel, Habermas e Jonas

Jürgen Habermas

Il filosofo e sociologo tedesco Jürgen Habermas (Gummersbach 1929), assistente di Adorno ed esponente della seconda fase della scuola di Francoforte, insegna alle università di Heidelberg e Francoforte sul Meno.

Al paradigma della produzione, caratteristico della società contemporanea, Habermas contrappone il più comprensivo paradigma dell'agire comunicativo, che esclude intenzioni di dominio e si traduce in un'etica del discorso. Nella comunicazione un identico senso può essere partecipato senza discriminazioni ed esclusioni da "una comunità di parlanti e di agenti" disposti ad assumere regole valide per tutti e di reciproco riconoscimento. Le condizioni che rendono possibile la comunicazione sono le stesse che possono guidare l'agire. Il nesso tra razionalità sociale e razionalità comunicativa viene indagato da Habermas nella sua opera principale, Teoria dell'agire comunicativo (1981; 1986), in cui nel concetto globale di società distingue "mondo della vita" e "sistema di azioni". Il mondo della vita corrisponde alla prospettiva di soggetti partecipanti a processi di interpretazione che si svolgono a partire dalle certezze della vita quotidiana e dai valori condivisi in generale da tutta la comunità. Quando però queste diventano problematiche nel loro significato per l'azione, possono essere giudicate nelle loro pretese di validità sotto un triplice profilo: sotto l'aspetto della verità, quando sono in questione contenuti del mondo oggettivo; della giustezza o correttezza, quando sono implicate norme e valori; della veridicità o sincerità, quando è coinvolta la coerenza dei parlanti rispetto a ciò che dicono. Il sistema di azioni risponde all'esigenza di far funzionare in modo continuativo e produttivo la società; si articola in sottosistemi, quali il settore economico e il settore politico-amministrativo. Habermas vede la causa delle deviazioni patologiche della razionalità nella tendenza ­ tipica dell'età moderna ­ di questi settori funzionali della società a "colonizzare" il mondo vitale. Le procedure comunicative volte all'intesa sono così sostituite dalla coazione degli imperativi derivanti dall'economia e dal potere burocratizzato, che riducono gli attori sociali al ruolo di membri dell'organizzazione produttiva o di clienti dell'amministrazione. Il rimedio consiste nell'efficacia delle relazioni tra i soggetti rese autonome dai condizionamenti funzionali. Infine Habermas cerca di connettere l'orizzonte di valore presente nella sua impostazione con il contesto dell'attività pratica (Fatticità e valore, 1992) e ravvisa un proficuo terreno di mediazione nei processi di "giuridificazione", cioè di regolamentazione giuridica, nei quali le istituzioni politiche democratiche non possono sottrarsi a vincoli di giustizia e di solidarietà.