L'ermeneutica contemporanea: Gadamer, Ricoeur, Rorty

Paul Ricoeur

Il filosofo Paul Ricoeur (Valence 1913 - Chatenay Malabry, Parigi, 2005) muove dal personalismo di Mounier, dalla fenomenologia di Husserl e dall'esistenzialismo di Jaspers e Marcel. Egli si rivolge al linguaggio di tipo simbolico, mitico, religioso (Finitudine e colpa, 1960) ed elabora un progetto di una filosofia guidata dal linguaggio simbolico nel confronto con la psicoanalisi di Freud (Dell'interpretazione. Saggio su Freud, 1965). Al centro della sua riflessione ermeneutica sta la nozione di "conflitto delle interpretazioni" (cioè del carattere non cumulabile del sapere ermeneutico) mediata con le istanze metodologiche dello strutturalismo, che permettono di non proiettare acriticamente sul testo pregiudizi banali e luoghi comuni interpretativi. Successivamente si dedica all'ermeneutica del testo metaforico e narrativo. Infatti la metafora è considerata la principale procedura per valorizzare la proprietà di avere più significati e il potenziale creativo dei segni linguistici, facendone luogo di produzione di un linguaggio creativo e veritativo (La metafora viva, 1975). Costruire buone metafore equivale a far scaturire una relazione di senso nuovo tra termini che sembravano non pertinenti. La metafora creativa scavalca le convenzioni linguistiche, le pertinenze abituali, al fine di avvicinare ciò che sembrava distante.

Passando da quello metaforico al linguaggio narrativo (Tempo e racconto, 1983-85) la successiva fase della ricerca di Ricoeur è dedicata congiuntamente al fare storia e al raccontare le storie. Storiografia e narratività non si contrappongono e non si escludono in modo assoluto, perché il lavoro storiografico non è del tutto estraneo al lavoro narrativo, dal momento che nel lavoro di chi scrive storia vi è una parte di ricostruzione immaginativa. Il motivo dominante dell'intera ricerca di Ricoeur è, quindi, l'ermeneutica dei testi (simbolici, metaforici, narrativi): il testo parla grazie alla sua struttura, che l'ermeneutica è chiamata a riconoscere e decifrare e in cui trova una "soglia oggettiva". Il testo infatti parla attraverso la sua logica: di qui l'attenzione costante alla dimensione linguistica del soggetto.

Al soggetto, o meglio alla persona, Ricoeur ritorna, sotto l'influsso del personalismo, nella sua ultima opera, Sé come un altro (1990): il Sé dell'uomo è altro da se stesso, è alterità, differenza, mistero.