La concezione materialistica della storia

Queste tesi vengono approfondite in una più ampia prospettiva storico-teorica nella Ideologia tedesca (1845-46), redatta con Engels, in cui alla astrattezza filosofica della sinistra hegeliana e di Feuerbach, tacciati di voler cambiare la realtà con la semplice critica delle idee, si contrappone la concezione materialistica della storia. La storia è vista come un processo materiale (e non spirituale come voleva Hegel), in cui "ciò che gli individui sono coincide immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono quanto col modo come producono" ovvero "ciò che gli individui sono dipende dalle condizioni materiali della loro produzione". Il motore della trasformazione storica risiede allora nello sviluppo delle forze produttive (struttura) e nel fatto che esse entrano in contraddizione con i rapporti sociali già costituiti, con l'assetto di potere e con le idee dominanti (sovrastruttura). L'opera si chiude con la teoria della rivoluzione comunista, vista non come l'iniziativa di un gruppo di individui, ma come il necessario esito di un preciso processo storico: l'esasperazione della sua condizione di sfruttamento nella società capitalistica porterà il proletariato a organizzarsi politicamente e a opporsi in modo rivoluzionario contro il sistema capitalistico per realizzare l'avvento finale della società comunista.

Nella Miseria della filosofia (1847), in polemica con il socialista riformista Proudhon, che fa dei rapporti reali di produzione le incarnazioni di "categorie immutabili", si afferma la necessità di una rigorosa scienza dell'economia e l'esigenza di una trasformazione reale della società. Nel Manifesto del Partito Comunista (1848) si afferma che le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano sopra idee o principi astratti, ma sono espressioni di un movimento storico che già esiste, caratterizzato dalla lotta di classe fra borghesia e proletariato.