L'umanesimo

Con il termine umanesimo si è soliti indicare la cultura del '300 e del '400, legata alle humanae litterae, vale a dire le discipline che si occupano del recupero e dell'interpretazione dei testi classici dell'antichità greca e romana. L'umanesimo connota l'età nuova caratterizzata da un modo innovativo di fare cultura e da un marcato interesse per la vita attiva. In generale gli autori umanisti concentrano la loro attenzione sull'impegno dell'uomo nelle relazioni pubbliche e nelle funzioni civili. In questo senso lo studio e la preparazione dottrinale vengono concepiti non come fini a se stessi, ma come subordinati e indirizzati all'esercizio di attività di interesse comune.

Così Coluccio Salutati, Bernardino da Siena, Leonardo Bruni, traducendo in pratica le istanze prevalentemente contemplative del Medioevo, si adoperano per costruire una società nuova, che in una città di nuova concezione, non più feudale, possa esprimere, attraverso l'esercizio di tutte le arti, il rinnovamento del pensiero e della vita dovuto alla riscoperta e alla rilettura dei classici.

Il rinnovato interesse per la letteratura e per la filologia determina nell'umanesimo un mutamento dell'idea e dei criteri della verità. Mentre infatti la tradizione scolastica precedente li individua nella coerenza interna, logica e formale, delle singole dottrine, l'umanesimo li sostituisce con le norme della retorica, che permettono l'uso persuasivo dei luoghi comuni del discorso. Autori come Petrarca e Valla si battono per sostituire al modello aristotelico di scienza, basato sulla stringatezza della deduzione logica, l'autorità culturale degli oratori antichi, Cicerone e Quintiliano, additati come i migliori rappresentanti dell'indole più nobile della classicità. A fianco dei luoghi tradizionali di studio, soprattutto in Italia fioriscono centri indipendenti di ricerca letteraria, artistica e filosofica costituiti da gruppi di specialisti, che si organizzano in accademie, come nel caso fiorentino dell'Accademia platonica, talvolta facendo capo alle corti di principi e magnati. In autori come Alberti, Pontano, Pico della Mirandola, Bembo, Castelvetro, Fracastoro le personalità dell'artista e dell'erudito, accostate a quella del pensatore puramente contemplativo, permettono la produzione di opere aperte all'interdisciplinarietà in cui si intrecciano la dimensione speculativa e quella affettiva e pratica, legata in maggior misura al mondo propriamente "umano" della civiltà e della politica. Dignità, miseria e fortuna dell'uomo diventano temi ricorrenti, come nei lavori di Machiavelli, Guicciardini e Sarpi.