Fénelon

Una prosa moderna

Tra le opere di Fénelon di particolare importanza è la Lettre à Louis XIV (Lettera al re, 1693), che egli scrisse, sapendo che il re non l'avrebbe mai letta, con libertà assoluta nell'esprimere il proprio sdegno. La sua prosa, aliena dall'oratoria, dalle alte grida, dalle pose ispirate, attenta piuttosto allo svolgimento del pensiero, amante della semplicità e della naturalezza, persuasiva e insinuante, riesce a colpire duramente la bassezza, la viltà, la corruzione, il fasto vergognoso e inutile della monarchia francese, a fronte della disperata miseria di gran parte della popolazione. Molti suoi scritti, di carattere politico, morale e religioso, vennero pubblicati dopo la sua morte; tra essi, la Lettre sur les occupations de l'Académie (Lettera sulle occupazioni dell'Accademia, 1716), con la quale interveniva nella "Querelle des anciens et des modernes", dando prova del consueto equilibrio. Ammirava gli antichi, ma respingeva la sottomissione nei loro confronti, apprezzava i moderni, ma vedeva bene l'enfasi del teatro e la rigidezza della poesia contemporanea, costretta da regole troppo severe, la povertà della lingua, rinsecchita dalla riforma di Malherbe. La lingua, la poesia, il teatro e la storia dovrebbero invece avviarsi a un rinnovamento fondato sulla semplicità, sulla naturalezza e sulla verità. Fénelon appare una delle figure più attuali del suo tempo e così già apparve agli illuministi, che lo salutarono come un precursore.