Il realismo: Gustave Flaubert

I temi

Nonostante la varietà delle ambientazioni, l'opera di Flaubert presenta una sostanziale coerenza tematica e una singolare unità. Il tema centrale è il contrasto, assoluto e totale, tra l'illusione e la realtà, tra la vita sognata e l'esperienza, tra l'immensità del desiderio e la banalità dell'esistenza. Si tratta di un contrasto tragico, già sperimentato dagli eroi romantici, che però assume in lui tratti decisamente antiromantici, quasi grotteschi. L'illusione che rendeva l'eroe grande e audace, seppure sconfitto, è ora abbassata e svilita al rango di "idea corrente", anelito vago e confuso, e talvolta mediocre, a un'esistenza diversa e migliore. I suoi personaggi non sono eroi; hanno gli stessi difetti del mondo che li circonda, eppure, schiacciati e irretiti da una realtà bassa e meschina, assurgono a un livello tragico del tutto nuovo. Così Madame Bovary, l'adultera di provincia, in cui l'amore-passione non ha niente di grandioso o fatale, giunge al suicidio solo a causa di un debito e di un ricatto miserabili. Flaubert esprime un pessimismo radicale, che muove da una visione sconsolata della realtà e approda all'isolamento e persino all'angoscia.

Nell'Educazione sentimentale il tema della disperazione e del lento sprofondare nella nausea di vivere, già rappresentato in Madame Bovary, non cambia, ma il pessimismo si fa più duro, coinvolgendo il destino di un'intera generazione. Il romanzo è ambizioso, si svolge in un lungo arco di tempo e il fallimento del protagonista si allarga e diventa fallimento di un'epoca. Flaubert vi riassume la sua concezione dello scontro politico in atto, riconducendo le differenze sociali e teoriche di conservatorismo e socialismo a puro inganno.

Questo è evidente in Bouvard et Pécuchet e nell'annesso Dizionario delle idee correnti. Nel romanzo tenta un'impresa ciclopica: mostrare l'assoluta inutilità, la confusione, la contraddittorietà della conoscenza. Il racconto dei due impiegati che si appassionano, di volta in volta, a tutti i rami del sapere, finendo sempre con il produrre piccoli o grandi disastri familiari, è l'estrema metafora con cui Flaubert condanna e deride le pretese dell'illuminismo borghese.