Il realismo: Gustave Flaubert

Il realismo di Flaubert

Quando uscì Madame Bovary, la ricostruzione attenta e spietata della realtà, l'osservazione minuziosa dell'ambiente e dei costumi sociali fecero sì che Flaubert venisse salutato come il maestro del realismo, o addirittura il capofila del nascente naturalismo scientifico. Tuttavia l'impersonalità di Flaubert è diversa dall'oggettività scientifica del naturalismo. In lui mancano i presupposti ideologici del naturalismo, quali la volontà di rappresentare la vita delle classi inferiori e una qualsiasi motivazione d'ordine politico. La sua precisione, il suo distacco, la stessa volontà di documentazione sono al servizio di un'idea di letteratura vicina a quella parnassiana dell'arte per l'arte. Inoltre il suo realismo si applica spesso all'immaginario: sogni, allucinazioni, speranze. In questo senso appare esemplare La tentazione di sant'Antonio, in cui la vicenda si riduce a una serie di visioni, tratte dalle infinite dispute teologiche, dalle eresie e dalla mitologia. Frutto di venticinque anni di lavoro, il libro può essere considerato la summa del "realismo" di Flaubert, una discesa nell'inferno del cuore umano, senza altra bussola che quella penna adoperata, ha scritto Sainte-Beuve, "come un bisturi". Il suo realismo non conosce ambiti privilegiati in cui esercitarsi. Da cupe e sanguinarie storie medievali come La leggenda di san Giuliano l'Ospitaliere, passa senza soluzione di continuità al breve racconto di Un cuore semplice, in cui la storia della serva umile e fedele allude all'ultima desolata constatazione dello scrittore: solo l'uomo limitato, stupido, è capace di essere integralmente buono.