Mallarmé

Le opere

Per Mallarmé la "vera vita" era nella severa pratica della scrittura, nella concezione ascetica del lavoro poetico. Eppure, colpisce la sproporzione tra l'immensa energia dedicata al suo lavoro e l'esiguità della sua produzione. Le sue opere, frutto di una paziente e lunghissima elaborazione, erano giudicate dal poeta solo frammenti preparatori, studi "in vista di meglio". Non a caso il periodo giovanile fu il più fecondo; nel 1866 il "Parnasse contemporain" pubblicò dieci sue poesie, che rivelavano in modo evidente l'influenza di Baudelaire. Tra di esse le celebri Les fênetres, dove già appariva l'immagine simbolica della finestra, e Brise marine: ai temi consueti del disgusto della vita quotidiana e dell'aspirazione al viaggio si affiancavano alcuni dei suoi temi tipici, l'ansia di una purezza immacolata e l'estenuante ricerca della parola, l'angoscia della pagina bianca. Nel 1864 cominciò a pensare a un'opera, un dramma o una tragedia; scrisse solo alcune parti di un poema, Hérodiade (1871). In una lettera a un amico egli definì la sua nuova poetica, consistente nel "ritrarre non la cosa, ma l'effetto che essa produce", affermazione che costituiva il superamento della scuola parnassiana in senso simbolista. Insieme al racconto poetico Igitur, ou la folie de Elbehnon (Igitur, o la follia di Elbehnon, 1869), intraprese la composizione di un monologo destinato al teatro. La versione definitiva del poemetto L'après-midi d'un faune (Pomeriggio di un fauno, 1876) segnò il culmine della sua arte, uno dei momenti più felici della sua poetica, la sintesi fra molteplici suggestioni verbali, simboliche e musicali. Il testo poetico Prose pour Des Esseintes (Prosa per Des Esseintes, 1884), in risposta al romanzo Controcorrente di Huysmans, può essere considerato la summa teorica del simbolismo. Nel 1887 raccolse i suoi versi nel volume Poésies. L'anno successivo pubblicò una mirabile traduzione delle liriche di E. A. Poe e nel 1898 l'edizione definitiva delle Poesie. Nel 1897 apparve la sua opera più complessa, il poema Un coup de dés jamais n'abolira le hasard (Un colpo di dadi non abolirà mai il caso). La rottura della sintassi e della tipografia tradizionale impongono la lettura del testo come una partitura poetico-verbale, un'avventura intellettuale che manifesta la lotta contro il caso.