La poesia romantica: Lamartine, Vigny e Musset

Lamartine

Alphonse-Marie-Louis Prat de Lamartine (1790-1869), considerato uno dei maggiori poeti del suo tempo, fu anche popolare oratore e uomo politico.

La vita e le opere

Nato a Mâcon da una famiglia nobile, studiò a Lione e a Belley, presso i Padri della Fede. Dopo un soggiorno a Napoli (1811-12) entrò a far parte delle guardie del re Luigi XVIII (1814), uscendone dopo i Cento Giorni. Nel 1816, ad Aix-les-Bains, si innamorò di Julie Charles; la loro relazione intensa fu bruscamente interrotta dalla morte di lei, a Parigi, l'anno successivo.

Nel 1820 pubblicò la prima raccolta poetica, considerata da alcuni critici il suo capolavoro, le Méditations poétiques (Meditazioni poetiche). La malinconia, il lirismo debordante, l'esaltazione romantica assicurarono al libro un enorme successo. Nel 1820 si sposò con l'inglese Marianne Birch e partì con lei per Napoli, dove era stato nominato addetto d'ambasciata. La carriera diplomatica lo portò tra l'altro a Firenze (1826). In quegli anni pubblicò la raccolta Nouvelles méditations (Nuove meditazioni, 1823), che non rinnovarono il successo delle precedenti, i poemetti La mort de Socrate (La morte di Socrate, 1823) e Le dernier chant du pèlerinage d'Harold (L'ultimo canto del pellegrinaggio di Aroldo, 1825), la raccolta Harmonies poétiques et réligieuses (Armonie poetiche e religiose, 1830), in cui prevale l'ispirazione religiosa. Nel 1829 venne eletto all'Académie Française.

Poesia e impegno politico

Con la rivoluzione di luglio (1830) finì la sua carriera diplomatica e iniziò quella politica: si presentò alle elezioni del 1831, ma non fu eletto. Intraprese un lungo viaggio in Oriente, rievocato in Voyage en Orient (Viaggio in Oriente, 1835). Al ritorno fu ripetutamente eletto deputato e si distinse per l'infiammata oratoria a favore della libertà e di Napoleone. Anche la sua poesia avvertì l'esigenza di un più ampio impegno umanitario; il poeta dell'elegia, dell'effusione dell'animo volle diventare poeta della fratellanza, dar voce alle sofferenze dell'umanità. Pubblicò Jocelyn (1836), frammento di un progettato poema epico, sorta di interpretazione simbolica della storia dell'umanità, a cui seguì un altro frammento, La chute d'un ange (La caduta di un angelo, 1838). Scrisse poi Recueillements poétiques (Raccoglimenti poetici, 1839) e Marseillaise de la paix (Marsigliese della pace, 1841). Ma la sua voce non seppe adattarsi ai nuovi temi evitando l'enfasi e la freddezza, se non addirittura il ridicolo. Per lunghi anni abbandonò la poesia; scrisse una Histoire des girondins (Storia dei girondini, 1847), romanzi di ispirazione autobiografica (Confidences, 1849; Graziella, 1849; Raphaël, 1849), un dramma (Toussaint Louverture, 1850). Dopo la rivoluzione del 1848, amato dal popolo, fu ministro degli esteri e capo del governo provvisorio. L'ascesa di Napoleone III però lo estromise dalla politica. In disastrose condizioni economiche, scrisse di tutto per guadagnare, in particolare opere storiche e il Cours familier de littérature (Corso familiare di letteratura, 1856-69). Morì a Parigi.

Malinconia ed enfasi

Salutato come il grande poeta lirico del romanticismo francese, Lamartine è stato presto dimenticato. Poeta dell'effusione sentimentale, dotato di grande facilità di espressione, intendeva la poesia come ispirazione, occasione per lasciar traboccare e insieme placare l'abbondanza del cuore. Il suo lirismo, elegiaco e malinconico, adotta gli strumenti ormai logori della retorica tradizionale, in un profluvio, spesso ripetuto, di mormorii, lamenti, interrogazioni, sospiri. I suoi versi migliori, lenti, musicali, si perdono nella produzione eccessiva, che non sfugge ai limiti della banalità, della facilità puerile e noiosa. Al di là del ruolo di testimone di un momento della storia letteraria, restano di Lamartine alcune immagini, tratte dalle Meditazioni poetiche, che creano una nuova musicalità e affermano senza esitare la nuova dimensione della poesia come confidenza personale, espansione dell'animo. Il tema insistente della fugacità del tempo, della vita e della morte, del rapido passare di tutte le cose si esprime nelle frequenti immagini acquatiche, nell'ondeggiare triste e monotono di fiumi, laghi, mari. Nella poesia del tempo e della memoria si colgono gli accenti più autentici e duraturi.