La narrativa

Alexandre Dumas padre

Alexandre Dumas (1802-1870), figlio di un generale napoleonico di origine creola, dopo la morte del padre fu costretto a lavorare per guadagnarsi da vivere. Giunse a Parigi dalla natia Viller-Cotterêts nel 1822, trovò un impiego, approfondì la sua limitata cultura e cominciò a scrivere per il teatro, rivelando subito una singolare intuizione a capire e a soddisfare le aspettative del pubblico, mescolando con genialità moderno e tradizione. La tragedia storica in prosa Henri III et sa cour (Enrico III e la sua corte, 1829), primo grande evento teatrale del romanticismo francese, ottenne un successo enorme. Uguale accoglienza ebbe il dramma Antony (1831), vicenda passionale a forti tinte che evidenzia qualità e difetti della sua produzione teatrale, nel solco del dramma romantico: abbandono dei modelli classici, ambientazione contemporanea, rifiuto delle tre unità (tempo, luogo, azione).

Una produzione letteraria di tipo "industriale"

Da allora la produzione di Dumas andò acquistando un carattere "industriale". Stuoli di collaboratori, fra cui lo stesso G. de Nerval, lo aiutavano a scrivere numerosissime opere. Per il teatro si ricordano: La tour de Nesle (La torre di Nesle, 1832); Don Juan (1836); Kean (1836); Les demoiselles de Saint-Cyr (1843). Ben più vasta la sua produzione narrativa: Dumas fu senza dubbio il padre e il maestro del feuilleton, il romanzo d'appendice pubblicato a puntate sui giornali. La fretta, il numero di "mani", la necessità di conquistare e tenere viva l'attenzione del pubblico fino alla puntata successiva sono difetti che tuttavia non hanno guastato i suoi migliori romanzi, dotati di un fascino potente che è resistito al tempo. Basti pensare a Le comte de Montecristo (Il conte di Montecristo, 1844-45) o alla celebre trilogia Les trois mousquetaires (I tre moschettieri, 1844), Vingt ans après (Vent'anni dopo, 1845) e Le vicomte de Bragelonne (Il visconte di Bragelonne, 1848-50), o anche La reine Margot (La regina Margot, 1845) e Le collier de la reine (La collana della regina, 1848-50). Il fatto è che Dumas sa raccontare, congegnare bene l'intreccio, mantenere incalzante il ritmo della narrazione, rappresentare con vigore (seppure con varie inesattezze) l'epoca storica prescelta. I suoi affascinanti personaggi, così "resistenti" all'usura e alle mode, sono autentica e talvolta geniale incarnazione dei valori romantici: coraggiosi, tenaci, passionali, essi possiedono un'energia sovrumana e affrontano le avventure più difficili, sfidando nel bene e nel male il destino.