La lirica corale e Pindaro

Simonide

Poeta di una generazione più anziano di Bacchilide e Pindaro, è con loro il maggior esponente della lirica corale.

Una vita tra Atene e la Magna Grecia

Poeta itinerante, legato alla committenza sia pubblica sia privata, nacque a Iuli, nell'Isola di Ceo, attorno al 556 a.C. e poi si trasferì ad Atene, dove fu ospite di Ipparco, figlio di Pisistrato. Morto Ipparco (514), passò in Tessaglia, alla corte degli Scopadi e poi degli Alevadi. Ritornò ad Atene verso il 490. Fu cantore delle grandi vittorie greche contro l'invasore persiano: il suo epitaffio per i caduti di Maratona venne preferito a quello composto, nella medesima occasione, da Eschilo. Secondo la tradizione fu un caro amico dello statista Temistocle. Intorno al 476 si trasferì in Sicilia alla corte di Ierone di Siracusa (dove erano attivi anche Eschilo, Pindaro e Bacchilide), che lo indusse a riconciliarsi con il signore di Agrigento, Terone. Morì in tarda età, probabilmente ad Agrigento, attorno al 468 a.C.

Una grande varietà di generi

Della ricca produzione poetica di Simonide rimangono circa 150 frammenti, talora assai brevi. Oltre a numerosi epigrammi (quelli pervenuti sono, tuttavia, di dubbia autenticità), l'opera di Simonide abbraccia tutti i generi della lirica corale: inni, encomi, epinici (questi ultimi divisi secondo le specialità agonistiche o, come in Pindaro, secondo la località delle gare). Famosi erano soprattutto i thrénoi (lamenti funebri), in cui si manifesta il pessimismo che gli antichi riconoscevano tipico dell'ispirazione di Simonide. Il testo più lungo di Simonide pervenutoci (riportato nel Protagora di Platone e appartenente al celebre Encomio a Scopa di Tessaglia) svolge una riflessione sulla relatività del concetto di virtù, non più intesa come valore aristocraticamente assoluto, ma come capacità di evitare il male al servizio di una giustizia “che giova alla città”. Di grande intensità patetica è il cosiddetto Lamento di Danae, e denso di orgoglio nazionale greco è l'Encomio dei caduti alle Termopili (a cui si ispirò Leopardi nella canzone All'Italia). Come in tutta la lirica corale, la lingua di Simonide è il dialetto dorico, con l'inserzione di elementi eolici.