L'età classica

Per età classica – o età attica – si intende il periodo compreso tra le guerre contro la Persia (490-479) e la fine della guerra del Peloponneso (404) che oppose Sparta e Atene. Centro della vita culturale greca è Atene: un'eccezionale fioritura letteraria, in stupefacente sincronismo, dà vita ai capolavori della tragedia, della commedia e della storiografia. La pienezza poetica della tragedia viene raggiunta dalle figure di Eschilo, Sofocle, Euripide, che traggono l'argomento dei loro drammi dal repertorio mitico, ben noto allo spettatore antico.

Unico autore della “commedia antica” di cui si possiedono intere opere, Aristofane porta sulla scena, pur nella ricchezza delle sue invenzioni fantastiche, il dibattito politico e culturale della vita contemporanea. Dopo di lui, la commedia attica muta struttura (spariscono le parti corali) e temi: attraverso la “commedia di mezzo”, di cui si hanno pochissime notizie, si giunge alla “commedia nuova”, che si ispira ai contenuti della vita quotidiana. L'esponente maggiore di quest'ultima fase è Menandro, che si colloca alle soglie dell'età ellenistica.

Erodoto e Tucidide, i due rappresentanti maggiori della storiografia classica, vivono a pochi decenni di distanza, ma hanno interessi diversi e fanno uso di metodi fra loro molto distanti. Terzo storico dell'età attica può considerarsi Senofonte, scrittore eclettico negli interessi e nei generi praticati che anticipa forme nuove, quali il diario e la biografia. Grande è la diffusione dell'oratoria nel V e IV secolo. La procedura legale, che prevedeva che l'imputato pronunciasse personalmente la propria difesa, se pure sulla scorta di un testo fornitogli da un professionista (logografo), determina la fioritura del genere giudiziario. Il dibattito politico che si svolge nelle assemblee pubbliche dà origine a orazioni di genere deliberativo. Sulla cultura e la società della Grecia del V e IV secolo lascia traccia decisiva anche lo sviluppo del pensiero filosofico, soprattutto la costruzione di grandi sistemi speculativi come quelli di Platone e di Aristotele.