Callimaco, poeta doctus

La poetica e la fortuna

Il poeta non si rivolge a un pubblico indifferenziato, ma a un pubblico competente e di gusti selezionati; il poeta deve percorrere vie nuove, prediligere la brevità concentrata e l'erudizione squisita, evitare il canto “unico e continuato” che era stato tipico della poesia epica. Soprattutto, deve trovare in se stessa la propria autonoma giustificazione, svincolandosi da ogni finalità didascalica, da ogni funzione civile o religiosa.

La personalità poetica di Callimaco ha lasciato un segno profondo in tutta la successiva produzione letteraria: la sua concezione della poesia come “gioco” raffinato ed esclusivo è rimasta centrale nel dibattito culturale dell'età ellenistica e ha influenzato anche l'opera di molti autori latini, dai neòteroi, a Catullo, agli elegiaci. Testo fortunatissimo rimase la Chioma di Berenice, tradotta in latino da Catullo (carme LXVI), nel I sec. a.C. Nel 1803, Ugo Foscolo diede inizio alla sua attività di interprete attento e critico del mondo classico traducendo in italiano proprio quel carme di Catullo.