L'età greco-romana

L'ultimo periodo della letteratura greca, l'età greco-romana, è per convenzione delimitato dalle date della conquista dell'Egitto, ultimo regno ellenistico, da parte di Roma (30 a.C.) e della chiusura delle scuole filosofiche di Atene (529 d.C.), voluta da Giustiniano. Sottomessa politicamente a Roma, in condizioni di grave regresso economico e demografico, la Grecia rivendicò la dignità del proprio passato culturale, proponendolo come esempio insuperato e insuperabile. Nella retorica, il canone dell'imitazione e del purismo linguistico sfociò nell'atticismo rigoroso di Dionigi di Alicarnasso e Cecilio di Calatte. A esso si contrappose l'anonimo autore del trattato Del sublime, che individua nella grandezza d'animo e nell'intensità del pathos la radice della vera opera d'arte. La sofistica propose le molteplici quanto superficiali divagazioni dei suoi retori itineranti (Dione, Favorino, Elio Aristide), cui va tuttavia il merito di una larga divulgazione della cultura in tutto l'ambito mediterraneo. Luciano liquidò definitivamente, nel suo lucido razionalismo, il repertorio dei miti e delle tradizioni antiche. Al suo scetticismo irridente si contrappose l'austera moralità e l'intensa forza drammatica di Plutarco, che affianca, nelle sue biografie, un personaggio greco a uno romano, fissando così un'ideale continuità tra le due culture. Un genere nuovo, finalizzato al diletto e all'evasione, è il romanzo, che fonde elementi avventurosi ed erotici in intrecci complessi, giocati più sull'imprevedibilità del caso che sulla credibilità psicologica del personaggio. Col ricco panorama della prosa, che comprende storici (Diodoro, Appiano, Arriano, Cassio Dione), filosofi (Epitteto, Marco Aurelio, Plotino) e romanzieri (Caritone, Senofonte Efesio, Achille Tazio, Eliodoro, Longo Sofista), contrasta invece l'assenza quasi totale della poesia, attestata solo alla fine del periodo, con la ripresa dell'epos da parte di Nonno di Panopoli. La cultura pagana al suo tramonto si espresse ancora nella produzione di tardi sofisti, tra cui Giuliano l'Apostata. La lingua greca divenne veicolo di diffusione del cristianesimo con i padri apostolici, con gli apologisti, con le grandi figure di Clemente Alessandrino, Origene, Atanasio, fino ai cosiddetti Padri Cappadoci.