L'età della retorica

L'eredità culturale dei Greci nel mondo romano

Si usa convenzionalmente far comprendere l'età greco-romana tra due date significative per la costruzione del mondo occidentale moderno, il 31 a.C., anno della vittoria romana ad Azio seguita, dalla conquista dell'Egitto, ultimo regno ellenistico, da parte di Roma (30 a.C.) e il 529 d.C. anno in cui, per ordine di Giustiniano, fu chiusa la scuola neoplatonica di Atene.

Atene, città egemone della Grecia classica e luogo di nascita dei sistemi filosofici più importanti, deve ormai cedere il passo, come Alessandria, sede della vita politica e culturale dell'età ellenistica, alla supremazia incontrastata di Roma. Centro dell'organizzazione statale ed amministrativa di un organismo “universale” come l'Impero romano, consapevole della superiorità dell'antichissima produzione artistica greca rispetto a quella latina, Roma e così le altre parti del territorio imperiale accolgono facendo propria l'influenza del mondo ellenico e gli stimoli da esso provenienti. Orazio, nella Seconda Epistola testimonia questa situazione con la celebre frase: Graecia capta ferum victorem cepit” (la Grecia, vinta, vinse il feroce vincitore). È del resto significativo che il mondo culturale romano abbia assistito ammirato a una sorta di colonizzazione culturale da parte della cultura greca, fin da quando la letteratura latina fu inaugurata da un greco, Livio Andronico (240 a.C.).

La reazione del mondo greco

Intellettuali e storiografi greci dell'età ellenistica – come Timeo e Polibio – si erano da tempo persuasi dell'inevitabilità del comando assunto da Roma su tutti i popoli del Mediterraneo. Tra il I sec. a.C. e il I d.C., quando l'Impero romano assunse definitivamente il suo aspetto, il primato della koinè – lingua greca nata e parlata durante l'ellenismo – fu messo in discussione dalla straordinaria produzione latina dell'età augustea (43 a.C. - 14 d.C.). Il latino, parlato dai dominatori, si affiancò rapidamente al greco facilitando, in questo mondo bilingue, il costituirsi di un rapporto dialettico tra le due civiltà. Anche se gli imperatori romani, in particolare alcuni filoelleni (Adriano e Marco Aurelio), tutelarono le lettere greche, la competizione tra letteratura ellenica e latina diffuse in Grecia sentimenti di paura e angoscia uniti ad un grande bisogno di difendersi. L'esigenza di rimanere in vita, anche in un momento di trasformazioni politiche e di declino come questo, si esprime nell'atteggiamento di chiusura e di ripiego sul passato e le proprie tradizioni. Si creò dunque, in questi anni a cavallo della nascita di Cristo, una sorta di conformismo tematico e stilistico volto al recupero, attraverso la ripetizione, di modelli ritenuti “insuperabili” (per esempio, Lisia e Demostene).