La riforma teatrale di Goldoni

Carlo Goldoni

Carlo Goldoni (1707-1793) è il grande rinnovatore del teatro italiano. Nato a Venezia da una famiglia di origine borghese, studiò a Perugia, a Rimini e a Pavia, dalla cui università di diritto, nel 1725, venne espulso a causa di uno scritto satirico sulle ragazze della città, Il Colosso. Laureatosi nel 1731, cominciò a lavorare ai primi canovacci: Il gondoliere veneziano ossia gli sdegni amorosi è del 1733. Nel 1734 da Milano tornò a Venezia e assunse l'incarico di scrivere per il teatro San Samuele: compose con successo le tragicommedie Belisario e Don Giovanni Tenorio o sia il dissoluto. Fu poi a Padova, a Udine e a Genova, dove conobbe e sposò Nicoletta Conio (1736). Tornato a Venezia, ottenne la direzione del teatro di San Giovanni Crisostomo (1737-42) e dal 1741 al 1744 ebbe l'incarico di console di Genova a Venezia. La sua attività teatrale cominciò a farsi intensa e qualitativamente importante; nel 1738 mandò in scena con buon successo la commedia Momolo cortesan, seguita da Momolo sulla Brenta e Il mercante due volte fallito. Si tratta ancora di ampi canovacci, che preannunciano la volontà di giungere alla stesura completa del testo teatrale.

 

La riforma del teatro

La prima commedia scritta interamente, in modo da costruire lui stesso il carattere e lo spessore psicologico dei personaggi e portare sulla scena la realtà e non la sua caricatura filtrata attraverso gli stereotipi delle maschere della commedia dell'arte, fu La donna di garbo (1743). Nel 1744 si stabilì a Pisa e vi rimase per alcuni anni. Scrisse Tonin bellagrazia e I due gemelli veneziani; nel 1745 scrisse Il servitore di due padroni; nel 1748, L'uomo prudente e La vedova scaltra (che fu uno straordinario successo). Nel 1749, dopo la messa in scena della commedia La putta onorata, sottoscrisse con la compagnia Medebach, che recitava al teatro Sant'Angelo di Venezia, un contratto di quattro anni, con l'impegno di produrre dieci testi l'anno (di cui otto commedie). Tra le prime opere troviamo Il cavaliere e la dama, La buona moglie e La famiglia dell'antiquario (1749). Presto cominciarono le critiche al teatro goldoniano, soprattutto a opera dell'abate P. Chiari, accentuate dall'insuccesso toccato, nel carnevale del 1750, a L'erede fortunata. Per la stagione 1750-51 si impegnò a scrivere ben sedici commedie, fra le quali alcuni capolavori: Il teatro comico; La bottega del caffè; Il bugiardo; Le femmine puntigliose; La Pamela; L'avventuriero onorato; La dama prudente; I pettegolezzi delle donne. Nel 1751 venne pubblicato il primo tomo della raccolta delle sue Commedie.

Divenuto celebre, Goldoni propose i suoi testi anche fuori Venezia: a Bologna furono rappresentate L'amante militare; Il feudatario; La serva amorosa (1752). Nel 1753 fece rappresentare La locandiera e Le donne curiose. Alla fine del 1753, forse per disaccordi economici, Goldoni non rinnovò il contratto con il teatro Sant'Angelo (che assunse P. Chiari) e ne stipulò uno triennale con il teatro rivale, il San Luca: tale scelta, rinfocolando le polemiche tra i due autori, condizionò in maniera significativa la produzione di Goldoni, che nel 1754-55 compose soprattutto drammi giocosi di facile successo: La sposa persiana; La cameriera brillante; o attenti alle figure della cultura borghese: Il filosofo di campagna; Il filosofo inglese; Il medico olandese. Nel febbraio 1756 tornò alla grande commedia dialettale con Il campiello, seguito da altre opere di rilievo: Le morbinose (1758); I morbinosi (1759); I rusteghi (1760); Gl'innamorati (1760); La guerra (1760); L'impresario delle Smirne (1760); e ancora, nella stagione 1760-61, scrisse Un curioso accidente, La donna di maneggio, La buona madre.

La sua fama era ormai grande, anche se aumentavano le polemiche. Quando nel 1761 la "Comédie italienne" gli rivolse l'invito di lavorare a Parigi, Goldoni accettò con piacere. Onorò comunque il nuovo contratto con il teatro San Luca scrivendo una serie di capolavori: nel 1761 La casa nova, la Trilogia della villeggiatura (Le smanie per la villeggiatura; Le avventure della villeggiatura; Il ritorno dalla villeggiatura); nel 1762 Sior Tòdero brontolon, Le baruffe chiozzotte, Una delle ultime sere de carnovale, con cui diede un melanconico, appassionato addio al suo pubblico.

 

Gli anni parigini

Il primo impatto con la nuova situazione fu deludente: la "Comédie italienne" non intendeva applicare i principi della riforma goldoniana, ma richiedeva all'autore veneziano l'impulso per rinnovare la tradizione della commedia dell'arte. Così Goldoni scrisse gli scenari della Trilogia di Arlecchino (1763), affidati poi all'improvvisazione degli attori; presto tornò a comporre anche intere commedie: nel 1763 Gli amori di Zelinda e Lindoro; nel 1765 Il ventaglio. A esse si aggiunsero due lavori in francese Il burbero benefico (Le bourru bienfaisant, 1771) e L'avaro fastoso (L'avare fastueux, 1776). Il peggioramento delle condizioni di salute lo costrinse a limitare l'attività. Nel 1778 venne stampata tutta la sua opera teatrale. Nel 1784 iniziò la stesura delle Memorie (Mémoires), che concluse nel 1786 e pubblicò nel 1787 con la dedica al re Luigi XVI. Nel 1792 il governo rivoluzionario gli tolse la pensione reale che aveva ottenuto nel 1769. Morì l'anno dopo.

 

Il mondo di Goldoni

Nella Prefazione al primo tomo delle Commedie (1750) Goldoni parla del libro del Mondo e di quello del Teatro. "Il primo mi mostra tanti e poi tanti vari caratteri di persone, me li dipinge così al naturale, che paion fatti apposta per somministrarmi abbondantissimi argomenti di graziose e istruttive Commedie". A ispirare Goldoni è dunque la società civile, quella che viveva a Venezia nelle case borghesi. Il suo punto di riferimento è la rappresentazione realistica del ceto medio e di una morale più umana e concreta.

Una prova è anche la sua riflessione sulla comicità: l'effetto comico nasce dal vedere "effigiati al naturale, e posti con buon garbo nel loro punto di vista, i difetti e 'l ridicolo che trovasi in chi continuamente si pratica, in modo però che non urti troppo offendendo".

Nel Campiello, per esempio, scritto in veneziano e in versi, sono rappresentati gli amori, i risentimenti, le liti, le chiacchiere che si svolgono in una piazzetta veneziana in un giorno di carnevale. Nella Locandiera, scritta in italiano, Mirandolina, la protagonista, padrona di una locanda (corteggiata da due nobili, che essa tiene a debita distanza, e disprezzata dal Cavaliere, che sostiene di odiare le donne) si propone di conquistare quest'ultimo con il suo fascino fino a farlo invaghire follemente. Ma alla fine lo umilia di fronte a tutti, sposando Fabrizio, il cameriere della locanda. Nei Rusteghi (1760), in veneziano, entrano in conflitto per la pretesa di Sor Lunardo di combinare il matrimonio della figlia senza informare gli interessati ­ le pretese di quattro mercanti nemici giurati delle novità e tenaci assertori del potere dei padri e dei mariti e le aspirazioni delle donne e dei giovani che vogliono vivere la loro vita in una festosa serenità. Il tema dello scontro tra un vecchio abbarbicato al passato e una donna, Marcolina, volitiva e aperta alle novità, si ripropone in Sior Tòdaro brontolon (1762), scritta in veneto. Nelle Baruffe chiozzotte (1762, scritte in veneziano e chioggiotto) i personaggi sono pescatori di Chioggia, tra i quali per qualche scherzo scoppiano liti tanto profonde da finire in tribunale, dove il "cogitore" Isidoro, figura in cui è adombrato Goldoni stesso, dirime le questioni e riporta la buona armonia.

Goldoni tuttavia non aspirò mai a cambiamenti radicali, ma a una civiltà più gentile e rispettosa dei diritti, nella quale tramontassero le consuetudini "rusteghe" in favore di rapporti basati sulla lealtà, sul riconoscimento della sfera dei sentimenti, tenuti a freno però dalla ragionevolezza.

I fratelli Gozzi

Quando esaltò sulla "Gazzetta veneta" (1760) I rusteghi goldoniani, Gasparo Gozzi (1713-1786) rivelò chiaramente il suo buon gusto classico, ma aperto alla rappresentazione della quotidianità. Fondò a Venezia, insieme al fratello Carlo e a G. Baretti, l'Accademia dei Granelleschi, a sostegno della tradizione classicista, per la quale scrisse il famoso saggio Difesa di Dante (1758), in polemica con L. Bettinelli, difendendo l'organicità della Divina Commedia. Fu innanzi tutto un grande giornalista: redasse "La Gazzetta veneta" (1760-61) e "L'Osservatore veneto" (1761-62), in cui propose un giornalismo moderno, attento ai fatti e ai costumi, prendendo a modello l'inglese "Spectator". Anche nei Sermoni in endecasillabi sciolti (1763) rivela una vena moralista e bonariamente satirica che lo accosta all'opera di Parini.

Carlo Gozzi (1720-1806) ebbe un atteggiamento più chiuso e conservatore del fratello: a Venezia fu protagonista di uno scontro violento con Goldoni e con Chiari, dei quali contestava la riforma del teatro comico in senso borghese e illuminista. Alla commedia goldoniana contrappone con forza il ritorno alla commedia dell'arte, alla sua comicità spontanea e alle sue invenzioni sceniche, privilegiando soprattutto la fantasia creativa dell'intreccio: L'amore delle tre melarance (1761), una fiaba recitata a soggetto, nasce da queste polemiche. Fra il 1761 e il 1765 compose nove Fiabe teatrali, in cui il meraviglioso si oppone alla mediocrità dei valori borghesi: Il corvo; Il re Cervo; Turandot; La donna serpente; La Zobeide; I pitocchi fortunati; Il mostro turchino; L'augellin belvedere; Zeim re dei geni. Caratterizzato da un'aspra satira contro i costumi del tempo e dalla polemica antiilluminista è il poema eroicomico La Marfisa bizzarra (1761-68). Le Memorie inutili (1797-98) sono infine un'autobiografia, in cui lo scrittore si presenta in tutta la sua scontrosità nel quadro della società veneziana ormai in dissoluzione.

La riforma teatrale di Goldoni in sintesi

Goldoni La vita Nasce nel 1707 a Venezia e vive sempre della sua opera di autore teatrale; importanti sono le sue collaborazioni con il teatro Sant'Angelo (1749-1753) e con il teatro San Luca. Nel 1762 si reca a Parigi per lavorare per la "Comédie italienne". Muore a Parigi nel 1793.
La riforma teatrale Goldoni supera la forma della commedia dell'arte, basata su un canovaccio che delinea gli elementi salienti della storia liberamente interpretata dagli attori, per scrivere l'intero testo teatrale, con i suoi dialoghi, per determinare la psicologia dei personaggi e rappresentare la realtà e non una sua caricatura.
I capolavori Le commedie più importanti e continuamente rappresentate di Goldoni sono: La locandiera (1753); Il campiello (1756), I rusteghi (1760); Sior Tòdaro brontolon (1762); Le baruffe chiozzotte (1762).
Poetica Il suo punto di riferimento è la rappresentazione realistica del ceto medio e di una morale più umana e concreta. Goldoni non aspira a cambiamenti radicali, ma a una civiltà più gentile e rispettosa dei diritti, nella quale tramontassero le consuetudini "rusteghe" in favore di rapporti basati sulla lealtà, sul riconoscimento ragionevole della sfera dei sentimenti.
Antigoldoniani Alla commedia goldoniana Carlo Gozzi contrappone con forza il ritorno alla commedia dell'arte, alla sua comicità spontanea e alle sue invenzioni sceniche, privilegiando soprattutto la fantasia creativa dell'intreccio.