Seneca

Le tragedie

Le tragedie attribuite con certezza a Seneca sono nove, anche se per l'Hercules Oetaeus esiste ancora qualche dubbio di autenticità. Sono tutte di soggetto mitologico e non si hanno sicure date di composizione, per cui fa fede l'ordine in cui sono state tramandate secondo il codice etrusco-laurenziano.

Tragedie destinate alla lettura

Le tragedie di Seneca rivestono grande interesse perché sono le uniche conservate interamente della letteratura romana. Benché risentano di un'impostazione filosofica, che innesta sentenze, temi e riflessioni stoiche ed epicuree nelle leggende antiche (si pensi ai frequenti scontri tra il tiranno e il suo oppositore, ai conflitti tra passione e ragione), queste tragedie sono vere e proprie opere letterarie, di poesia drammatica. Le scarse notizie pervenute non permettono di sapere con certezza le modalità di rappresentazione, la letteratura tragica, in età già anteriore a Seneca, prevedeva sia la rappresentazione, sia la sola lettura nelle sale di recitazione. In considerazione degli aspetti filosofico-morali, della difficoltà di mettere in scena certi episodi e sulla base di alcune peculiarità stilistiche, gli studiosi ritengono che quelle di Seneca fossero tragedie destinate soprattutto alle recitazioni pubbliche o alla lettura privata. Caratteristiche salienti sono la frammentazione dialogica, l'enfasi declamatoria nelle sentenze, nelle massime e nei dialoghi stessi, le tinte fosche e macabre, il gusto per i sortilegi e la magia, l'esasperazione della tensione drammatica, ottenuta mediante lunghe digressioni, vere e proprie scene autonome rispetto al contesto drammatico. Seneca si ispira a Euripide, soprattutto, e a Sofocle; ma la contaminatio, da lui spesso usata, e la ristrutturazione dell'impianto drammatico, mostrano la sua grande autonomia rispetto ai modelli.

Alle tragedie di argomento greco si aggiunge una praetexta, un dramma cioè di ambientazione romana, l'Octavia, che vede come protagonista Ottavia, la prima moglie ripudiata e fatta uccidere da Nerone, che si era innamorato di Poppea. Seneca ne fu senz'altro l'ispiratore, ma non l'autore, perché in essa vengono narrati, con l'artificio della profezia, particolari della morte di Nerone, avvenuta nel 68 d. C., troppo corrispondenti alla realtà, che Seneca, morto tre anni prima, non poteva ovviamente conoscere. Inoltre lo stesso filosofo figura tra i personaggi.