La poesia

I pöetae novelli

Nel II secolo riscosse un certo successo la scuola dei pöetae novelli (poeti novelli), definizione creata da Terenziano Mauro (II-III secolo) per indicare un gruppo di poeti così denominati perché si richiamavano ai neóteroi del I secolo a.C. Rispetto ai predecessori non furono degli innovatori, ma degli arcaicizzanti. Si distinsero per la delicatezza e tenuità della vena lirica, per la brevità delle loro composizioni e per lo sperimentalismo metrico e lessicale. Esempi di questo virtuosismo furono i versi reciproci, che si leggevano da sinistra a destra e viceversa, i rhopalici, in cui ogni verso aveva una sillaba in più del precedente. Esponenti di questo movimento furono Anniano Falisco, autore di Carmina Falisca di ispirazione agreste e dei Fescennini; Settimio Sereno, autore di Opuscula ruralia (Poemetti campestri); Alfio Avito, autore di Excellentes, una raccolta di aneddoti riguardanti personaggi famosi; Mariano, autore, secondo la tradizione, dei Lupercalia, riguardanti gli antichi riti religiosi dei Lupercali. Di tutti questi poeti non ci rimangono che scarsissimi frammenti. Altri carmi anonimi presenti nella africana Anthologia Latina ­ raccolta di poesie risalente al VI secolo ­ sono riconducibili a questo movimento poetico. La personalità più significativa del II secolo fu l'imperatore Adriano, uomo di grande cultura, amante delle lettere e poeta lui stesso. Di lui ci sono rimasti alcuni versi indirizzati a Floro e 5 dimetri giambici in cui Adriano saluta mestamente la sua "animuccia vagabonda e carezzevole".